Alla gente non frega nulla di te, almeno fino a quando il "te" non comprende anche il "io", trasformando la situazione in una questione di convenienza reciproca mascherata da 'altruismo che solo noi italiani nei momenti di difficoltà...' e blablabla.
Siamo un paese povero.
Culturalmente siamo da terzo mondo; non per quello che possediamo (inutile elencare le nostre ricchezze) ma per quello che effettivamente sappiamo e quotidianamente facciamo per accrescere maggiormente il nostro sapere.
Economicamente presto lo diventeremo, il terzo mondo. Manca poco. Nonostante manovre, manovrine, appelli e presunti salvataggi da parte di una classe politica che, se da una parte proclama un continuo impegno istituzionale al fine di risolvere la questione Italia, dall'altra continua tranquillamente a sguazzare nei privilegi e nell'ignoranza di coloro i quali governano ma dai quali non sono personalmente scelti.
Così, giusto per ricordarvelo.
Sono nato a Torino. Ci ho vissuto, a Torino. Amo questa città. Torno appena posso. Amo i suoi colori, le sue temperature, le sue vie dritte, i suoi parchi, il suo 'storico' centro storico, il Po, la collina, le montagne, la cioccolata...che faccio, continuo?
Negli ultimi anni chiunque capiti da queste parti se ne innamora. Follemente.
Come non essere d'accordo?
'Eh...dopo le Olimpiadi...'...vero. Ma non è tutto oro (tantomeno olimpico) quello che luccica.
I problemi della città sono tanti. Molteplici.
Ad esempio: i tagli alla sanità, i trasporti, l'inquinamento, i murazzi chiusi, la movida (violenta). Ad esempio.
Ah, la Juve...
Sto scherzando, ovviamente.
Ribadisco: scherzo.
E il lavoro?
Ecco.
A tal proposito, mi è venuta in mente un'idea stupida. Stupida perché molto semplice. Talmente semplice da passare per semplicista. E sempliciotta.
Ma mi piacerebbe che qualcuno potesse rispondermi in merito.
Vi dico.
Una sera, girando per una bellissima e illuminata Piazza Castello, dopo aver letto sui quotidiani le continue chiusure di attività commerciali e la crescente disperazione dei torinesi senza lavoro e senza speranze (di), il mio occhio è caduto sul Duomo.
Il Duomo.
Se davvero la politica avesse a cuore le sorti di questa città e dei suoi abitanti, e la Chiesa avesse davvero a cuore il futuro dei suoi fedeli...beh, cosa ci sarebbe di male in una collaborazione?
Una collaborazione ampiamente conveniente in termini economici quanto 'd'immagine' per entrambi.
La Sindone.
Esatto.
Perché no?
Perché non realizzare una costante quanto efficace ostensione che porterebbe fedeli (e non) di tutto il mondo qui, in città?
Non ne sto facendo un semplice discorso economico. Non voglio strumentalizzare il sacro a favore del profano.
Ma mi domando: sono tempi terribili. Di sacrifici. E il peggio deve ancora arrivare.
Perché no?
Se la Chiesa Cattolica e la politica trovassero un (ulteriore) punto d'incontro...sarebbe meglio per tutti: albergatori, commercianti, lavoratori del settore turistico e chi più ne ha più ne dia.
Torinesi vi ricordate i giorni in cui la città era invasa da persone di tutte le parti del mondo venute qui per la Sindone?
Quanta internazionalità, quanta spiritualità (sono serio), quante possibilità per parecchi.
Perché non dare a Torino e ai torinesi questa opportunità?
Perché non dare ai credenti e agli atei quest'occasione per conoscersi meglio?
Perché non dare all'Italia un ottimo spunto per ripartire?
Dare un esempio di civiltà politica, gestendo in un modo 'nuovo' e onesto tutta la vicenda.
Dare un esempio di spiritualità religiosa, affidando una reliquia fondamentale per la Chiesa Cristiana nelle mani dei suoi fedeli come atto di fiducia e di speranza.
Perché rimanere chiusi?
Non ha senso far finta di niente. Non ha senso aspettare di affondare definitivamente per poi dire che "forse si sarebbe potuto...".
Salviamoci.
Salvateci.
Siamo ancora in tempo.
Troppo buonista?
Troppa importanza data ad un oggetto dalla veridicità discutibile?
Si, ho capito, ma che v'importa? Tanto ora si passa al trapuntino...
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