domenica 30 dicembre 2012

Se ne dicon di parole....

Periodicamente ci chiediamo quanto siano rispettate le donne. Le nostre quanto quelle che abitano altri paesi.
La domanda, però, la voglio porre da un punto di vista diverso: non alla luce delle vicende degli ultimi giorni (un mix di tragedie da far parlare i talk show pomeridiani per i prossimi dieci anni) ma provando ad indossare i panni di 'chi' queste domande dovrebbe farle.
Provo a spiegarmi meglio e, soprattutto, proveo a non essere banale. Apprezzate almeno il tentativo.
I nostri Ministri, ovvero, i rappresentanti politici e istituzionali, il nostro biglietto da visita al mondo e il nostro, allo stesso tempo, capo e dipendente...sono in maggioranza uomini.
Uomini non molto colti e non tutti laureati. Spesso indagati o condannati. Molti di questi ideologicamente vicini a correnti di estrema destra (o se non estrema...di provenienza 'dubbia', mettiamola così).
Ma questo non c'azzecca molto, direte voi. Secondo me c'azzecca eccome. Continuiamo.
Molte delle 'poltrone' sono state assegnate a persone che hanno meritato (scusate il verbo) il loro posto grazie a favori sessuali, prestazioni particolari ad amici, parentele di lunga data con vecchi e polverosi protagonisti dell'Italia che fu.
Non è stato importante il titolo di studio finale quanto la capacità nella prova orale.
In tv quante sono quelle piazzate nei vari palinsesti dopo essere 'passate al controllo qualità'?
Come faccio a credere anche solo a uno di questi che mi dice che 'la donna è la figura intorno alla quale ruota la nostra società' quando subito dopo due culi intorno ai vent'anni si fanno la doccia in prima serata tra una notizia e l'altra?
Come posso credere che una ricercatrice laureata-specializzata-dottorata-tirocinata-sfruttata-cacciata (la fuga dei cervelli) sia il futuro se poi i quesiti maggiori girano intorno a una farfalla?
Non siete credibili!
La scomparsa di un personaggio importante unisce tutti sotto lo stesso coro di mediocrità e ipocrisia. Perché tanto la gente dimentica quanto detto in passato. Gli insulti. Le battute da bar.
Più facile è ricordare il rumore che il semplice suono.
Notizia di questi giorni è quella relativa ad una condanna a morte per blasfemia inflitta ad una donna convertitasi al cristianesimo: pare che alcune vicine di casa l'abbiano sentita parlar male di Maometto.
E noi? Noi che cosa abbiamo sentito?  E soprattutto: cos'altro siamo disposti a sentire?






giovedì 27 dicembre 2012

Il barista ideale

In quel di Torino, se da Largo Tirreno imboccate via Tripoli in breve arrivate in zona Santa Rita, una delle più 'chic' della città.
A ridosso della piazza, pochi metri dopo sulla destra della via, si trova uno storico caffè torinese, il Caffè '900.
Locale inizialmente rinomato per la qualità del caffè e per l'arredamento in perfetto stile sabaudo, negli anni '90 è divenuto il ritrovo dei discotecari tamarri (una specie molto molto molto in voga nella Torino di quegli anni, con evidenti strascichi umani sull'attuale periodo storico) che prima o dopo la serata si ritrovavano in questo bar molto 'fico', dove era 'fico' andare e dove se non andavi non eri un 'fico'.
Ah, questi giovani....
Oggi il bar rispecchia perfettamente la sua storia: sempre aperto, sempre molto frequentato, sempre con il solito arredamente sabaudo...a cui va aggiunto l'effetto di anni e anni di storia, ben visibili e mal portati.
Diciamo così, fate conto di avere un pezzo di arredamento molto ma molto antico, pregiato ma antico: se lucidato, l'oggetto in questione si ravviva ma non si trasforma in qualcosa di nuovo. Mi sembra ovvio. Sempre vecchio rimane (vi dicono niente i 'nuovi' Frecciarossa?).
Ecco, questo è, a mio parere, il Caffè '900 oggi.
Comunque...
Il 26 dicembre decido di farci un salto con un amico, per bere qualcosa e chiacchierare del Natale appena trascorso.
Entriamo e chiediamo: una birra (lui) un marocchino e un bicchiere d'acqua frizzante (io).
Il barista, identico spiccicato al comico romano Battista (w la rima), mi dice:"Che palle, tutti con sto marocchino!!! Non te lo faccio!" e sorride.  Ma un sorriso abbozzato, di quelli che vogliono fare i simpatici ma non ci riescono e, nonostante ciò, credono fortissimamente di esserlo.
Rispondo al sorriso con un sorriso, ma solo per cortesia: non è che bisogna sempre essere simpatici. Non avevo voglia di 'quell'umorismo', anche perché chi fa il simpatico in maniera arrogante mi sta proprio sul cazzo, come dicono a Oxford.
'Niente marocchino, una birra. E un'altra birra!' continua. Sorrido ancora.'No guardi, sono le 17:30 non mi va la birra. Se non vuole farmi il marocchino mi faccia un caffè'. E intanto mi viene un nervoso post natalizio senza precedenti.
Il sosia del comico si gira, a fare dei caffè e dice alla milfona bionda con chiare origini dell'Est Europa:"Tre birre ai ragazzi".
Starà scherzando. Dai Davide, non fare polemica. Male che vada ti porta il caffè. Bevi il caffè, non rispondere, siediti e fai due chiecchiere con Filippo.
Arriva la milfona:"Ecco ragazzi, sono per voi le 3 birre vero?".

Non ci credo. Sta succedendo davvero.

Spieghiamo alla Lady Gaga dei Carpazi che noi volevamo una birra e un marocchino con un bicchiere d'acqua frizzante.
Lei s'offende. Si, s'offende perché le birre le ha già aperte. Ci chiede cosa avessimo ordinato e ripetiamo: una birra una, un marocchino e un bicchiere d'acqua frizzante.
Lei lascia una birra sul tavolo e se ne va.
Passano 25 minuti circa e la mia richiesta non è stata nemmeno presa in considerazione.
Torno giù e chiedo cortesemtete il mio marocchino, ricevendo ancora un rimbrotto perché, a loro avviso, le 3 birre erano nostre.
Sbuffando mi arriva il marocchino: acqua sporca tiepida con del cacao in polvere buttato sopra.
Sembra una candid camera. 
Scendiamo a pagare.
Canticchiando, il simpatico umorista si sposta dietro la cassa: 8 euro e 50 centesimi.
Una birra e un marocchino con un bicchiere di acqua frizzante, dopo un'attesa di 30 minuti circa e numeri da cabaret degni del miglior Colorado datato 2012...8 euro e 50 centesimi.
Paghiamo. Che cosa fai? Storie? Polemizzi? Alzi la voce?
Evitiamo tutto questo.
Forse sbagliando, ma evitiamo.
Diciamo che era il 26 di dicembre, molti bar erano chiusi, per cui la festività può giustificare il sovrapprezzo.
Ma il teatrino no, dai. Non si fa. Anche perché se per sbaglio fossimo stati catapultati improvvsamente, che so, nel 1999...'minchia tipo, 'zzo fai porcoddisco? Sto cogliòooone oh, ammazzati tu e sta broda', con tanto di tazzina volante a ritmo di Gigi Dag!
Almeno mi sarei tolto la soddisfazione.
Tunz tunz tunz.

P.s.
A me l'espressione 'Lady Gaga dei Carpazi' mi ha fatto ridere fortissimo!  :)



























martedì 25 dicembre 2012

MI lasci pensare....

Sono circa 20 giorni che non aggiorno il blog con i miei pensieri.
Non che non ci abbia pensato. Tutt'altro.
Ho scritto alcune cose. Avevo intenzione di parlare di argomenti futili per ridere e, magari, far ridere. L'attualità ha inoltre, in questi ultimi tempi, regalato parecchi spunti, per cui era impossibile rimanere senza parole.
Eppure.
Esatto, eppure. 
Si, perché le cose che ho scritto e non pubblicato erano, come dire, prive di me. L'intenzione era raccontare cose. Cose mie. Cose reali capitatemi e pensieri. Come sempre, come le altre volte.
Ma non ero io.
Nel senso: vi capita ogni tanto di sentire di avere delle cose da dire, ma le cose da dire sono inferiori a quelle che si vorrebbero tenere per sé? Ecco.
La sensazione era quella di avere parecchio di cui parlare ma non avere voglia di farlo.
Che senso ha avere un blog in questo caso? Non ha senso. Non ha senso avere un blog se si passano fasi in cui le cose da dire non si vogliono dire.
Vero. Ma magari uno ha anche voglia di trattenerle per poterne parlare "veramente" in un momento successivo.
In questo periodo ho tanta voglia di leggere, imparare, guardarmi intorno e capire. Voglia di 'andare a scuola'.
E allora magari mi soffermo più su un concetto, unca canzone, un film, un animale. Una persona.
Inoltre siamo a Natale e Natale è il momento in cui il tempo va trascorso con le persone più importanti, a cui si tiene maggiormente, che magari vedi pochissimo durante il resto dell'anno e sei costretto ad approfittare di questa 'pausa' per poterti "mettere a paro" (un'espressione che usa sempre mia zia, scorrettissima ma molto efficace).
Voglio 'mettermi a paro', dunque, risparmiare parole e pensieri per poterli dedicare a pochi. E non a molti.
Anche se alla fine a quei molti il pensiero è comunque rivolto.
In un modo o nell'altro.




domenica 9 dicembre 2012

Paura e delirio in Italia


Immaginavo che potesse decidere di tornare a farsi vivo. Lo immaginavo, ma fondamentalmente speravo non accadesse. Era un po' una forma di superstizione al contrario che, ovviamente, non ha funzionato.
Tengo a precisare una cosa fondamentale: non è un post contro un uomo, un individuo, Berlusconi. No, si tratta di considerazioni contro quel tipo di politica, di vita, di scelte.
Abbiamo passato un ventennio di completo immobilismo: il nostro paese non si è evoluto in nessun modo, in questi ultimi anni (lo dicono i libri di storia). E non conta quanti telefonini di ultima generazione siano stati venduti.
Dati alla mano la disoccupazione è aumentata, lo sviluppo tecnologico (a parte qualche raro caso di eccellenza) ha subito una brusca frenata, la morale è stata soffocata a colpi di reality, la violenza è diventata il maggior veicolo per approcciarsi agli altri e la cultura è stata falcidiata con tagli indiscriminati che hanno colpito particolarmente il luogo da dove dovrebbe nascere e svilupparsi: la scuola.
Questo per fare gli esempi più immediati.
Non leggiamo, non c'informiamo a dovere nonostante la possibilità di farlo; usiamo gli smartphone per essere protagonisti sui social network, per fare foto di posti e cose da mostrare orgogliosi agli amici perché 'io ce l'ho', 'ci sono stato'.
Abbiamo patito un anno di tagli e sacrifici. Molti hanno accusato il colpo, ma non tutti. Perché, come diceva il Silvio lo scorso anno, 'i ristoranti sono pieni'.
Ed è vero.
Fateci caso: basta uscire il fine settimana, buttare un occhio ai weekend, guardare che tipo di telefono stringono in mano i ragazzi che s'incontrano in giro. Non si può andare contro l'evidenza. Le cose stanno così; che poi ci dicano e ci raccontino altro, questo sta a noi capirlo e verificarlo.
La fame vera, la crisi reale, quella che spinge centinaia di migliaia di persone in mezzo alle piazze nel giro di poche ore per qualcosa che non sia un flashmob (vedi Grecia e Spagna) da noi non si è ancora vista. Si, sicuramente la maggioranza dei cittadini è più accorta, forse ci pensa una volta in più prima di spendere.
Ma spende.
Adesso che Monti si è dimesso prepariamoci ad una campagna elettorale tra le più becere: ci diranno che la colpa della crisi 'non è nostra, ma loro', ci prometteranno mari ma non più Monti (banale eh?), diranno che nonostante le difficoltà ce la faremo. Non è vero. Non può essere. Come si può riavviare un paese fermo, immobile, dove per trovare un lavoro l'unica possiblità attuale è la raccomandazione? Come possiamo far partire lo sviluppo se le persone capaci le mandiamo all'estero perché troppo care e ci accontentiamo di una massa d'ignoranti alla guida perché sono lì da sempre/amici degli amici/eletti dal popolo?
Eletti da chi, scusate? Quando loro stessi definiscono una legge 'una porcata' perché non permette al cittadino di scegliere direttamente il proprio rappresentate. Che paese siamo? Anzi, che paese saremo? Se la persona che ha contribuito a questo sfacelo decide di 'scendere in campo' nuovamente partendo dal Milan. Si, perché questa è la considerazione che hanno di noi: italioti legati al pallone e ai fenomeni di massa. Pensateci. 
Se, in un momento storico così complicato, decidessi di riprendermi il posto che (per mia convinzione) m'appartiene potrei decidere di fare due cose: la più difficile o la più 'popolare'. E cosa c'è di più popolare del calcio? Quindi? Ancora questa è la concezione che hanno di noi. Di gente semplice, facile da 'stordire' e da tenere a bada.
Il giorno dopo l'annuncio di Berlusconi, per caso ero sintonizzato sulla radio a 'frequenza nazionale', con ospite/conduttore Bruno Vespa.
Vi sembra normale lasciare parlare in diretta per più di un minuto un ascoltatore dichiaratamente di centro-destra che incensa quanto fatto dal suo leader nonostante i patimenti, gli accanimenti della magistratura e della stampa, e la solita retorica sui comunisti (vi prego...i comunisti non si può sentire!!!!)?
Vi sembra normale che non sia stato interrotto se non da versi di assenso da parte dei conduttori che, successivamente, per smorzare un minimo il palese schierarsi politicamente abbiano evidenziato le leggere mancanze del Cavaliere?
Io non ci potevo credere: il padrone dice che torna e i servi subito chini al suo servizio. Ah, ovviamente gli stessi servi che, nei mesi precedenti, vista l'indecenza socio-politica del loro leader avevano rinnegato il suo operato discostandosi (chi più, chi meno) dalla linea adottata e pronti a ripartire dalle primarie, dal popolo sovrano.
Guardate Canale 5 e Rai 1 oggi: opinionisti, politici, conduttori: nessuno che dica come stanno le cose.
Parlano di crisi, di probabili errori, di difficoltà.
Nessuno che parli di vergogna, di minorenni, di sprechi, di mafia, di camorra, di rifiuti, di città terremotate dimenticate, di figuracce internazionali, di promesse non mantenute, di reati cancellati 'ad personam' che hanno contribuito al declino dell'Italia, di violenza, di carceri sovraffollate, di ambiente devastato.
Il problema è che non ci sono soluzioni. Sarò pessimista, ma non ne riesco a vedere.
La cosiddetta sinistra ha avuto la possibilità di svecchiarsi, di intraprendere una direzione del tutto nuova (giusta o sbagliata che sia) ma che cos'ha fatto? Si è affidata nuovamente ad un leader vecchio, più volte sconfitto in passato, inconcludente nel suo agire, pronto ad allearsi con chiunque gli convenga. Dov'è la novità? Se vincesse Bersani dovremmo prepararci ad altro immobilismo? Ma non è più il tempo di stare fermi. Si precipita, se non ci si muove.
Casini? Un cattolico opportunista pronto a svendersi al miglior offerente? Siamo sicuri che sia lui la soluzione? O Fini? Il moderato che quando c'era da menare...menava...mantenendo le mani pulite.
Potrebbe essere Grillo, il nuovo che avanza. Certo, la rete, la trasparenza, la modernità. Tutto giusto, tutto perfetto. Ma le persone da votare chi sarebbero? Il fornaio stanco delle tasse con nessuna esperienza amministrativa? O la casalinga frustrata pronta a rimettersi in gioco nei panni di sindaco? Non lo so. Basta con la vecchia politica, ma il mestiere bisogna comunque saperlo fare. Sono davvero demoralizzato. Preoccupato. Seriamente.
Non sembrano esserci soluzioni. Almeno nell'immediato. Prepariamoci alla qualunque. Sarà un inverno duro, dal quale usciremo con le ossa ancora più rotte.
Ma pensiamoci. Pensiamo a chi dovremmo affidare la risalita. La nostra risalita.
Discutiamo, parliamo, confrontiamoci con le persone. Ma con intelligenza, senza violenza verbale o agendo semplicemente tramite il classico sentito dire. Cerchiamo di essere sicuri di quello che sappiamo e di ciò che diciamo. Siamo noi la nostra unica salvezza.
Se dovessimo affondare...questa volta sarebbero gli altri a fotografarci con la nostra carcassa sullo sfondo.

sabato 8 dicembre 2012

Lenin...non Lennon!


'Please don't put your life in the hands of a rock and roll band' diceva, qualche tempo fa, uno che a John Lennon deve gran parte del suo successo.
Il ragionamento non fa uno piega: l'ossessione per il proprio idolo, che sia musicale o cinematografico o di qualunque tipo, non è mai cosa buona e giusta. Certo, può esserci una forte passione a fare da sfondo alle nostre giornate, questo si.
Ad esempio, se fossi nato in America forse avrei intrapreso la carriera part-time di 'sosia di Elvis', andando a suonare alle varie feste di paese. Sarebbe stato fico: ciuffo ben ingellato, acustica modello 'jumbo' di colore bianco e vestiti sbrilluccicanti da esibire sui palchetto delle sagre paesane del Tennessee.
Ma vuoi mettere?
Comunque, oggi sono 32 anni dalla scomparsa di John.
Più che per le cose che ha fatto, ogni tanto mi soffermo a pensare a cosa avrebbe fatto oggi. Del tipo: avrebbe riunito i Beatles per un album d'inediti? Sarebbe su Facebook? Inciderebbe un album di canzoni natalizie destinando i proventi a qualche associazione benefica? Cosa penserebbe della Tav e della guerra in 'Afanistan' (cit.)?.
Ahahahahahah...scusate, ma quando penso a questo paese non riesco a non pensare all'intervista di Sabrina Nobile de Le Iene a quel politico italiano che manco sapeva pronunciarne l'esatta dizione (figuriamoci scriverlo).
Riso amaro.
Secondo voi, allora? Andrebbe ospite il sabato sera su Canale 5 a raccontare che, ad esempio, 'Ringo ogni tanto non andava a tempo, Paul odiava le foto e George preferiva il sushi al cibo indiano'?
Non credo.
Ma non me lo vedo nemmeno a ripetere qualche nuovo 'bed-in' di protesta contro le guerre attuali.
Il suo essere innovativo già all'epoca forse avrebbe dato il via, oggi, a qualche nuova forma di comunicazione o di espressione, questo si.
So che può essere 'blasfemo' ma a livello d'impatto mediatico (e ribadisco, solo in questo senso) penso che un'attuale Lady Gaga potrebbe essere considerata una moderna Lennon, facendo le dovute proporzioni tra immagini (lei) e contenuti (lui).
Guardando Paul oggi, ovviamente, tutto questo ragionamento non può stare in piedi: un arzillo vecchietto dall'aspetto (chirurgico) super-giovane che pur di cantare sarebbe disposto ad esibirsi ovunque (vedi le ultime non esaltanti esibizioni Olimpiche) a prescindere dalla qualità della performance.
Nell'attesa di sentire in 'loop' la sua composizione natalizia più famosa, continuerò ad
 immaginarmelo in chiave moderna, ovviamente partendo sempre dai suoi libri di storia, diciamo così.
Ciao John. Ci tweetiamo più tardi.



P.s. Sicuramente avrebbe amato questo film alla follia :D



lunedì 3 dicembre 2012

Chi non muore si rivede


Leggevo da qualche parte che, nei periodi di crisi, quando media e politica concorrono tutti insieme nel creare una sorta di 'panico costante' nella popolazione (debito pubblico, guerra, bancarotta e aggiungeteci una qualunque notizia scritta su di un quotidiano da un paio d'anni a questa parte) il filone horror legato agli zombie è quello che 'tira' di più sul mercato. 
Pare, infatti, che la paura derivante da una situazione del tutto irrazionale e catastrofica (come ad esempio una sconosciuta epidemia che trasforma la quasi totalità della popolazione mondiale in creature prive di senno ma affamate di carne) attecchisca maggiormente nella psiche delle persone in questi particolari periodi storici dove ''del doman non v'è certezza''.
E dopo questa citazione posso chiudere il post. Arrivederci.

:)

Il 'must' del momento è la terza stagione di The Walking Dead.
Non preoccupatevi, non spoilero nulla.
Ucciderei personalmente a morsi (ovviamente) tutti quelli che, ogni volta, buttano lì delle anticipazioni sul serial televisivo. Lo so che nasce prima il fumetto, che la storia in tv non è del tutto fedele, che i puristi non apprezzano....lo so!
Ma sapete una cosa? CHISSENEFREGA!
Il genere zombie è il mio preferito. Ho una serie lunghissima di dvd, libri, fumetti (tiè!) e articoli vari relativi ai morti viventi.
Come non ricordo i testi delle canzoni purtroppo non ricordo, o faccio confusione, coi titoli delle innumerevoli pellicole uscite nel corso degli anni. Ma non è un problema particolarmente grave. Tra intenditori di zombie ci si capisce.
Si, perché sarà il mio lavoro o saranno i miei amici stravaganti ma conosco molte persone super appassionate del genere con le quali quasi quotidianamente ci si confronta.
Di che si parla? Beh, della serie tv, del suo protagonista Rick, del nuovo film di Brad Pitt che uscirà nel 2013 tratto dal secondo libro del figlio di Mel Brooks (World War Z) e di molto molto altro.
Ad esempio ho appena finito di leggere un libro intitolato 'Diario di un sopravvissuto agli zombie', un libro tratto da un blog realmente pubblicato bel 2007 da un soldato americano (J.L. Bourne) che, durante la sua attività di soldato, era solito annotare su di un taccuino lo scenario di guerra da lui vissuto ma con protagonisti gli zombie. Successivamente dalla carta si passò al web, dove l'accuratezza e il realismo dei racconti permisero al novello scrittore di ottenere un successo inatteso tra i seguaci del genere e non solo.
Il libro sembra un diario vero e proprio: molto accurato nella narrazione, realistico nel raccontare le difficoltà da lui vissute (si fa per dire) e nel descrivere il modo in cui cerca di sopravvivere in un mondo ormai devastato e invaso dai non morti.
Non sono pazzo. Nemmeno ossessionato. Solo molto appassionato. E un pochino fissato, d'accordo.
Ma tipo Resident Evil 6, il videogioco? No perché del film non parlo nemmeno: inguardabile (uff...quanto sono nerd).
Avendoli giocati tutti (ma dai?) posso dire che questo è il peggiore. La grafica è spettacolare, per carità, ma si perde la storia, l'azione, il brivido. Si perché anche gli zombie, sotto sotto, hanno un'anima, e in questo sesto capitolo della serie si è persa.
Adesso come faccio? Fino a febbraio, dico. A febbraio quando tornerà la seconda parte della terza stagione del telefilm.
Boh!
Posso ingannare l'attesa giocando (per l'ennesima volta) all'extra 'i mercenari' di Resident Evil 5. E poi? I libri sono usciti tutti, i film nuovi sono ancora in preparazione. Quelli vecchi li ho già visti mille volte.
E se, per caso, nei prossimi mesi l'economia mondiale si risollevasse? Che so, calasse lo spread, non ci fossero più guerre e 'scoppiasse' la pace mondiale, il lavoro non fosse più un problema, l'effetto serra svanisse, tutte le nazioni del mondo cominciassero ad occuparsi dei problemi legati all'ambiente? A questo punto la gente non avrebbe più motivo di avere paura; sarebbero tutti felici e tranquilli.
Questo vorrebbe dire niente più crisi, e niente più crisi automaticamente comporterebbe la cancellazione della seconda parte della terza stagione di The Walking Dead.
Certo, potrebbe essere, come no.
Ma come dice Rick, alla fine della seconda stagione...'questa non è più una democrazia'. 

domenica 2 dicembre 2012

Come suona, questa domenica.

Che cosa c'è di meglio di una canzone degli Smiths?
Non iniziamo con i paragoni, con le classifiche degli album e degli artisti migliori degli ultimi, che so, 70 anni, per carità. Adoro Nick Hornby e compro puntualmente RollingStone per poter leggere le recensioni dei dischi e criticarle a prescindere (mi diverto con poco) ma non è questo lo spazio per la superclassifica. Ah, volevo soltanto precisare che di RollingStone leggo anche la versione Americana, quella senza i tre quarti di pubblicità alla Vanity Fair...Punto.
Dicevamo degli Smiths. Ho appena finito il pranzo della domenica dopo essermi alzato relativamente tardi dopo una serata passata a farmi pettinare i capelli dai Marshall de Il Teatro Degli Orrori. Se non avete mai visto un loro concerto...ANDATECI...al più presto: Capovilla è un poeta e dal vivo la commistione tra musica e presenza scenica vale il prezzo del biglietto. Andate da 'studiati' però, nel senso che i testi delle canzoni conviene saperli visto che ultimamente l'acustica di alcune strutture è pessima e le parole non sempre risultano comprensibili.
Mettendo a posto la tavola e cominciando a lavare i piatti, tengo in sottofondo l'Arena di Giletti...si, lo so. Me le cerco. Ma come si può criticare qualcosa o qualcuno senza dargli la possibilità di farti ricredere? Non si può, sarebbe sbagliato. Per questo, generosamente, permetto al suo argomentare superficiale e perbenista d'invadere per qualche attimo le mura di casa. Ma non resisto più di qualche minuto. Cerco random della musica nel computer e spunta una canzone: There is a light that never goes out. Di che anno sarà? '87? Aspettate, non me lo ricordo, vado a controllare.

...........................Loading....................

Ma che meraviglia: 1987! Vi assicuro che se avessi sbagliato anno ve l'avrei detto. La pausa di sopra mi è servita per andare su Wikipedia a cercare la data di pubblicazione: 1987, terzo album degli Smiths, The Queen Is Dead. Anche se poi il successo della canzone blablabla (vedetevi al storia on line).
A mio avviso questa canzone contiene la migliore dichiarazione d'amore di tutti i tempi:

"And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die
And if a ten-ton truck
Kills the both of us
To die by your side
Well, the pleasure - the privilege is mine"

Quest'estate, all'Auditorium di Roma, Morrissey s'è guardato bene dal cantare questa come altre canzoni molto famose ma (forse) troppo inflazionate del suo ex gruppo. Ci sono rimasto male, devo dire la verità. Anche se vederlo dal vivo è stato...come dire...storico? Non lo so, mi sembrava di esser tornato indietro di 20 anni: le persone venivano al concerto con i suoi fiori preferiti ('perché a lui piacciono') per lanciarglieli sul palco, parlavano della sua vita recente come se parlassero di un normalissimo amico, dei suoi gusti, di dove sarebbe andato a mangiare (è vegano...'Meat is murder') e di come, il giorno prima, l'avessero visto in un bar del centro a chiacchierare tranquillamente con le persone.
Inoltre avendo vissuto a Roma per parecchi anni è considerato un amico prima ancora che una star. Uno di casa. Fico.
Prima di ricominciare quello che ho interotto per scrivere il post, mi sa che mi prendo 5 minuti di pausa. Spengo le luci (Giletti l'ho spento da un pezzo!) e faccio partire la musica (un saluto ai vicini...)
Cosa c'è di meglio di una canzone degli Smiths?










giovedì 29 novembre 2012

Punti di vista

Sono le 5:45 di venerdì mattina. Piove. Poco rispetto ai giorni scorsi e, sinceramente, per essere l'ultimo giorno di novembre il freddo è più che accettabile. Sono appena arrivato in stazione e, nonostante non siano ancora le 6, in edicola c'è già la coda.
Per arrivare in stazione passo dalla parte opposta rispetto all'ingresso principale, da via Marsala.
Ho ancora gli occhi semi chiusi e cammino per inerzia, così mi accorgo di essere arrivato dall'odore di urina stagnante proveniente dal marciapiede antistante l'entrata. Davanti alle porte, chiuse da mezzanotte alla 5:30 circa, ormai da mesi dormono per terra una ventina di senza tetto, rifugiati. Sono avvolti in coperte e ammassati l'uno sull'altro per non disperdere quel poco calore che hanno a disposizione.
Molti sono già svegli perché tra poco cominceranno a scaricare merci, arrivare viaggiatori e turisti, pattuglie di polizia e spazzini, per cui meglio andare.
Alcuni stanno cominciando a svegliarsi ora. Altri pare non abbiano dormito affatto. Altri ancora sistemano vestiti e oggetti vari in borse di plastica o sacche usurate.
Capita di fare lo slalom, certe volte. Non stamattina. Cammino veloce, come al solito. Non alzo la testa. Ma li vedo. Eccome se li vedo. Sembrano dei grosso bruchi avvolti nei loro bozzoli. Mi sembra di sbirciare in casa di estranei in un momento di 'vulnerabilità' casalinga per cui rivolgono sguardo altrove. Lo so, è assurdo. Ma non posso farci niente.
Arrivo al binario. Nonostante sia una scena che si ripete spesso non smette mai di darmi da pensare. Salgo sul treno. Mi siedo. Dormo.

Sono le 5:45 di venerdì mattina. Piove. Non importa quanto intensamente rispetto ai giorni scorsi. Continua a piovere da giorni e l'acqua bagna gli scatoloni. Per terra è più umido del solito ma almeno non ci piove in testa. Le coperte che ci hanno portato aiutano, ma non bastano con questa umidità. Il pavimento è troppo freddo, dobbiamo stare vicini, quasi schiacciarci l'un l'altro per tenerci caldo. Ma ci penseremo di nuovo stanotte. Ora bisogna alzarsi. Vado a portare i cartoni nell'antro che sta qui dietro, dove non dovrebbero toccarli. Anche gli addetti dell'Ama lo sanno, infatti spesso ce li lasciano lì. Devo andare in bagno. Il marciapiede ormai è una latrina a cielo aperto, tanto che ci sono dei mezzi già pronti a pulire. Ma quest'odore ormai non se ne andrà più. È arrivato anche il camion a scaricare il cibo per il supermercato. Ogni tanto litighiamo con l'autista che ci urla di spostarci mentre ancora stiamo dormendo. Raccolgo le mie cose in una busta. Qui non dobbiamo lasciare niente, la butterebbero via. Non possiamo permetterci di perdere niente. La gente va di fretta già a quest'ora della mattina. I treni cominciano a muoversi. Nemmeno faccio caso a chi passa, anche se quasi tutti nemmeno ci vedono. Ci scansano e vanno dritti attraverso le porte automatiche. Si sono alzati tutti. È tempo di andare.


http://m.soundcloud.com/thevidband/hobo

http://m.youtube.com/#/watch?v=wyDjRd0Tjss&desktop_uri=%2Fwatch%3Fv%3DwyDjRd0Tjss&gl=IT

martedì 27 novembre 2012

Oggi è Domenico.

Difficilmente mi occupo di politica o ne faccio argomento di discussione con amici o conoscenti. Questo perché spesso le persone non sono molto preparate sull'argomento (me compreso) dunque preferisco evitare discorsi da bar che finiscono forzatamente con il doversi schierare con un politico piuttosto che con un altro, stile stracittadina calcistica. Mi piace, però, informarmi, perché non tollero che mi si 'supercazzoli' a mia insaputa, questo si; quindi cerco di tenermi al passo con le novità, anche se a volte la sopportazione per la miseria politica, nella quale sguazziamo da circa un ventennio, raggiunge limiti poco tollerabili.
Nel dicembre 2010 un amico venne a trovarmi a Roma. Lo portai a fare un giro in via del Corso e verso le 14:00 decidemmo di fermarci in un piccolo bar dietro al centro commerciale presente nella seconda metà della via, quella più vicina a Piazza Venezia, per intenderci.
All'esterno del bar due auto blu munite di lampeggianti erano parcheggiare in divieto di sosta, con i poliziotti in borghese appoggiati alle vetture senza dimostrare particolare fretta di mettersi a lavoro. Immagino fosse pausa pranzo anche per loro.
'Qualche  politico sarà in giro a fare acquisti natalizi' pensammo io e il mio amico, il quale continuava a guardarsi intorno pensando di vedere qualche 'big' da un momento all'altro. Niente da fare.
La fame era di quelle importanti, per cui ci accomodammo nel bar e ordinammo da mangiare. Panini, credo. In quel periodo ancora potevo permettermi di mangiare lieviti senza controindicazioni 'zeppeliniane' (quanto poco rock and roll sono diventato).
Il nostro tavolino era posizionato proprio sotto un enorme televisore al plasma e non ricordo quale fosse il programma in onda. So soltanto che, ad un certo punto, nella tavolata accanto a noi cominciò respirarsi parecchio fermento. Il proprietario del locale spense la tv predisponendo lo schermo alla navigazione in inernet connettendosi a Youtube.
'Strano' pensai. 'Forse vorrà vedere qualche video musicale particolare'. Nel frattempo la dozzina di commensali schierati dietro la schiena del mio amico cominciarono a battere le mani colti da un fremito che proprio non riuscivo a capire da dove potesse provenire.
D'un tratto lo schermo cominciò a trasmettere le immagini di Domenico Scilipoti, l'onorevole (quanto mi costa qusto aggettivo) che lasciò di punto in bianco l'Idv per creare un movimento politico tutto suo (il Movimento di Responsabilità Nazionale) a sostegno di Berlusconi (ovvero l'opposto politico) per evitare che quest'ultimo rischiasse di trovarsi gambe all'aria, diciamo così. Come sono gentile a volte.
Comunque, le immagini mostravano proprio la conferenza durante la quale venne annunciato il nuovo nato con tanto di amichevole partecipazione del Silvio nazionale.
Ora, non voglio fare il maestrino e raccontarvi tutta la storiella ma girando per la rete vi renderete conto anche voi di come,...ecco...questo avvenimento fu tutto tranne che indice di lealtà politica, amore per la patria, onestà civile e intellettuale. Parere mio, per carità. Ma le cose andarono più o meno così. Fatemi sapere.
Ognuno ha il diritto di pensarla a proprio modo e di agire secondo coscienza, ma sono convinto che l'etica e la credibilità di un uomo (soprattutto se si tratta di un rappresentante politico) debbano essere un biglietto da visitadi intonso e privo di 'ombre' e comportamenti poco chiari. Ripeto, sono una persona semplice, non mi pare di chiedere la luna.
Allora, come oggi, questo era il pensiero che mi pervadeva, tant'è che alla vista di quel siparietto imbarazzante mi uscirono dalla bocca una serie di termini che elencherò in ordine sparso: carità, pena, dignità, libertà, schiavo, soldi, voti, acquisti, culo, tv e credo anche qualche sorella e qualche fratello sparso.
Mentre il mio amico rideva del modo colorito di manifestare il mio dissenso, un silenzio di tomba esplose improvvisamente nel piccolo bar. 
Si, perché il signor Scilipoti era lì, nel pieno dei festeggiamenti con amici e familiari e credo non abbia apprezzato quella dose di schietta sincerità vomitata a voce particolarmente piena.
Che vi devo dire...non sono riuscito a trattenermi.
Ovviamente l'imbarazzo fu particolarmente evidente, per cui finimo velocemente il nostro pasto e uscimmo fuori dal locale preoccupati che la scorta avesse avuto ordini relativi ad un qualche tipo di 'custodia' nei confornti di noi due riottosi.
Niente di tutto ciò.
Nessuno ci considerò, la festa andò avanti proseguendo fino ad oggi e al nostro stato attuale e, soprattutto, alla seguente dischirazione: "Il ritorno in campo di Berlusconi e' un sospiro di sollievo, per un partito che senza di lui ha mostrato  di essere allo sbando e in calo vertiginoso di consensi e, per il Paese che senza il suo carisma e la sua autorevolezza rischia di finire nelle mani del centro sinistra''.
Direttamente dal sito personale del Signor Domenico, non invento nulla.
Ora: il mio amico non verrà trovarmi per un po', in quel bar non ci ho più messo piede, stiamo tutti con le pezze al culo (come dicono a Roma) e la Ventura ha riabilitato la Tommasi in diretta tv...ma la prego onorevole (e sono due)...se proprio deve cambiare canale la prossima volta metta su Sky: trasmettono un sacco di cazzate, è vero, ma almeno basta cambiare canale per non doversene più preoccupare.








lunedì 26 novembre 2012

Il calcio. Alla dignità

Non sono un tifoso verace. Mi definirei un appassionato soft.
Scusate, sto parlando di calcio. Ogni tanto  penso che siano scontate cose che magari oggi non lo sono più, come il bacio della buonanotte, il grazie quando si riceve un gesto gentile o la teglia di pasta al forno la domenica a pranzo dalla nonna.
A mia discolpa però ho la più grande e convincente delle scuse: sono un uomo! E, in quanto tale, ho i miei limiti, che spesso (e per fortuna) sono anche la motivazione più immediata a giustificare mancanze genetiche difficilmente sanabili dalla semplice volontà individuale. Non ci sono riusciti quelli primi di me dopo milioni di anni di evoluzione e ci devo riuscire io? Volete dare a me tutta questa responsabilità? Beh, attaccatevi!
Dicevo del tifoso soft. Fino alla fine degli anni '90 non dico che il calcio fosse la mia ragione di vita, ma diciamo che aveva una bella importanza nelle giornate di un quasi ventenne qualunque. Giocavo parecchio e mi divertivo, per cui anche il seguirlo in tv mi dava parecchia soddisfazione. Crescendo e, soprattutto, abbandonando l'attività agonistica ho perso interesse man mano che passavano gli anni e che nei contratti dei calciatori aumentavano gli zeri in maniera inversamente proporzionale all'attaccamento alla maglia del club per il quale giocavano.
Sarà anche per i fatto che la mia squadra non vinceva nemmeno con un fenomeno ad indossare la maglia numero 9? Mmmmhh...non credo. Anzi, dico di no. Anche se magari ogni tanto una botta di negatività contribuiva a darla anche l'amarezza di certe sconfitte inizialmente impossibili persino su Marte, ma sul campo (e ribadisco 'sul campo') nette come la data del quinto giorno del quinto mese del secondo anno dopo l'anno zero (gli amici bianconeri, e non, hanno capito benissimo).
Il campionato italiano ha attraversato, negli ultimi anni, momenti particolarmente difficili (Calciopoli, calcioscommesse, doping sportivo e amministrativo) alternati ad attimi di puro godimento (il mondiale vinto nel 2006).
Nonostante tutto non si è ancora ripreso: soffre di postumi parecchio pesanti, difficili da smaltire senza una cura importante e, soprattutto, senza una seria volontà di essere pulito, leale e competitivo così come tutti gli appassionati sognano essere il proprio sport preferito.
I problemi sono sempre i soliti: i tifosi violenti, gli stadi vecchi e fatiscenti, gli interessi economici spropositati...e la solita montagna di mancanze strutturali e sociali che ben insediate sono nel modus operandi dell'italiano medio.
Solita solfa a parte, mi chiedo seriamente come si possa permettere la seguente indecenza andata in onda questo fine settimana: lo striscione 'dedicato' dai tifosi del Milan a Gianluca Pessotto e al suo tragico incidente.
Va bene, mettiamo che un manipolo di deficienti possa trovare la cosa divertente e ironica: proprio in quanto deficienti dovrebbero rimanere un caso isolato e ben nascosto al pubblico. Un po' come i moderni sostenitori delle teorie nazi-fasciste, i venditori per aziende multilevel, i favorevoli alle centrali atomiche e i fan di Gigi D'Alessio (quest'ultimi mi scusino: scherzo! Ma era un'occasione troppo ghiotta per non approfittarne)
Ma chi permette a delle persone di far entrare uno striscione del genere in uno dei principali stadi italiani  durante una partita così importante? Chi permette che venga esposto in mondovisione per ben 5 minuti? I giornalisti non ne hanno particolarmente fatto menzione per 'evitare di dare risalto alla vicenda'.
Non riesco a trovarlo divertente, provocatorio, ironico, originale...niente di tutto questo. Datelo ogni tanto un segnale importante, fermatele queste partite. Gridate 'basta'. Non per fermare lo sport, ma per porre fine a questa stupidità dilagante che trova nei posticipi (in questo caso) un risalto oltre ogni misura.
Chi verrà punito per questo e come? C'è una cifra che possa ripagare la dignità di un uomo che ha sofferto di un male terribile e che altra soluzione non ha trovato se non tentare di farla finita? E come lui tante altre persone che non giocano in Serie A, ma vivono la mediocrità della vita lontano da tutto e tutti e soffrono allo stesso modo, e forse più, alla vista di una porcata del genere, come possono essersi sentite?
La smettiamo di essere 'i soliti italiani' e cominciamo a fare sul serio? Gli italiani veri?
Cominciamo a portarci rispetto?
Il rischio? Che al prossimo salto nel vuoto non ci sia una macchina ad attutire la nostra caduta, ma una massa di animali pronti a fare scempio di quel che resta di noi. A prescindere dai colori della nostra maglia.
E dall'esito del nostro estremo tentativo di dire basta.










domenica 25 novembre 2012

Chi dice donna...

Sinceramente m'infastidiscono parecchio giornate come queste. Mi riferisco al classico giorno 'dedicato a...'. Ma com'è possibile?
Mi domando quanto senso abbia ancora dedicare una giornata all'anno ad un singolo problema, ad una categoria, ad un affetto o a qualunque altra cosa vogliate o possiate immaginare. Va bene, mi sforzo di comprendere San Valentino, le feste della mamma e del papà e altre varie ed eventuali, ma lo capisco perché fanno folklore. Sono giornate dedicate a sentimenti semplici, e permettetemi l'aggettivo che non vuole sminuire il sentimento, ma solo intendere un qualcosa di immediato, non precostituito...semplice appunto. Dicevo, capisco (poco, ma ci provo) giornate come queste create più per il movimento popolar/economico che generano che per una reale celebrazione e approfondimento del fatto in sé.
Il mio naso si storce, però, già intorno all'8 di marzo. Perché festeggiare la donna? O meglio, perché festeggiarla quel giorno? Anzi, perché festeggiarla? Cosa c'è da festeggiare? (fatto storico tragicamente avvenuto, a parte).
Oggi ti porto la mimosa e domani ti lascio in un angolo dal quale non uscirai più (in senso metaforico...solo metaforico?) per i mesi successivi? Non siamo in grado di prendercene cura nei restanti 364 giorni dell'anno (bisestili a parte) e abbiamo la presunzione di pensare che un evento   giornaliero e annualmente cadenzato possa cambiare le cose?
In tutti questi anni non è servito a molto. Certo, sicuramente qualche risultato si è ottenuto, non voglio dire il contrario, ma l'evoluzione della figura femminile non è andata di pari passo con lo sviluppo del mondo e dell'uomo in generale. Almeno qui in Italia. Mi correggo: in Italia no di sicuro.
Le donne sono ancora ballerine mezze nude al servizio della disinformazione, sono armi di distrazione di massa, corpi di ballo di burlesque al servizio della classe dirigenziale per appagare appetiti primitivi. Quale donna in Italia ha un ruolo fortemente decisionale per il futuro economico/politico/sociale del paese?
Quelle che dovrebbero rappresentarci a livello istituzionale ringhiano nei salotti televisivi e ballano nei locali alla moda sempre a portata di telecamera. Le più importanti aziende italiane si affidano ancora a vecchi matusa o comunque non prevedono figure femminili di rilievo sul ponte di comando. Lo so che ci sono delle eccezioni: ma questo è il problema, non devono essere delle semplici eccezioni. Bisogna cambiare le cose in modo che non ci si stupisca più dei risultati ottenuti dalla nostra rosa metà.
In tv, in politica, nel mondo del lavoro...siamo capitanati da uomini, spesso vecchi, spesso incompetenti, spesso maschilisti, che non vogliono questa rivoluzione. Perché? Bella domanda. Interessi personali? Forse. Tonnellate di banalità mi passano per la testa
Abbiamo una Hilary Clinton 'de noartri'? Non mi pare, e nemmeno una Sarah Palin (e forse questa è una fortuna, ma era per dire). E quando mai capiterà che uno dei programmi di maggior successo della tv venga presentato da una donna dichiaratamente omosessuale, stile Ellen Degeners? Non sia mai!
Secondo voi esisterà mai una Oprah Winfrey? Permetteranno mai a qualcuno che non sia un Pippo Baudo qualunque di acquisire così tanto (e meritato, soprattutto) potere mediatico?
Attrici brave, capaci, intelligenti? Ecco...non vado avanti. Ci siamo capiti subito.
E oggi mi propinate servizi sul dilagare della violenza ai danni delle donne? Sul fatto che dall'inizio dell'anno sono morte 113 persone per crimini violenti? Quindi? Da oggi in poi cambieranno le cose? Ne riparleremo il prossimo 8 di marzo mi sa.
Cambiare il welfare aiutando la famiglia, favorire il ruolo della donna sul mercato del lavoro e tra le mura domestiche, dare incentivi prima durante e dopo la maternità in modo che le lavoratrici non siano costrette a fermarsi e/o a perdere potere contrattuale e costrette a scegliere tra la famiglia e il lavoro. Favorire l'ascesa di figure femminili ai vertici decisionali dei vari settori fondamentali della vita pubblica e privata del paese.
Questo per fare un esempio.
E poi sradicare l'ignoranza che ancora ci pervade e non punisce a dovere i reati commessi per retaggi medievali ancora presenti in alcuni anfratti del nostro status culturale.
Ecco, questo vorrei che dicessero e facessero. Che dicessimo e che facessimo.
O a vi volete ancora accontentare di un paio di striscioni e di due mimose sul comodino?


venerdì 23 novembre 2012

To Rome...with love.

--> -->
Questo sabato, nelle principali piazze di Roma, confluiranno in contemporanea migliaia di persone a manifestare il loro (e il nostro) dissenso nei confronti di questa politica, di questo governo, di questa società che ci ingoia senza nemmeno masticarci, e noi non ce ne rendiamo conto (questo...il vero problema).
Gli episodi di violenza avvenuti durante i recenti cortei mettono in allarme i più. A volte in maniera eccessiva. A volte, invece, con cognizione di causa. 
Roma è una città stupenda. Il sole che splende su Roma è diverso, come diverse sono le cose che vengono illuminate. Sembrano differenti agli occhi di chi guarda la città da lontano e sogna di visitarla al più presto. Provate a chiedere a chi non vive a Roma cosa ne pensa: 'che città stupenda, non vedo l'ora di visitarla/ritornarci'. Poi provate a chiedere a chi ci vive: 'questa città ce l'hanno rovinata, è diventata invivibile. Sporca. Violenta'.
Esatto: violenta. Che non vuole dire, per forza, un posto dove ti menano se cammini per strada e guardi per sbaglio qualcuno (anche se...). Violenta nel senso delle relazioni, delle emozioni, delle cose che ti circondano. E fa male questa violenza. Perché non le appartiene.
Una gestione sconsiderata e inaccettabile dell'Italia, prima, e della Capitale, poi, hanno portato Roma a vivere delle stagioni non propriamente degne della sua e della nostra storia. 
Ho un'idea ben precisa della città in cui vivo: una donna bellissima. Ancora giovane ma con una vita molto intensa alle spalle. Una femmina bionda, con una veste bianca, la pelle liscia e morbida. Fiera e sicura del fatto suo, come solo una donna sa essere, e allo stesso tempo fragile e indifesa come solo una donna può essere. 
Chi ha preso in mano le redini del potere ha violentato questa donna, picchiandola e umiliandola nei modi più beceri e villani che esistano. Non contento l'ha calpestata, trascurata, derisa davanti a tutti. Ne ha ferito il corpo e l'anima. Non l'hanno uccisa perché l'omicidio è reato. E poi può sempre servire: Roma è Roma, la sua storia è anche la storia del mondo. Una sorta di cartolina, di biglietto da visita da colorare ben bene e vendere a chi non può vedere cosa si nasconde sotto il primo strato di colore. 
Le conseguenze? Bah, non lo so: ad esempio i continu pestaggi ai danni di musicisti, studenti, 'alternativi', extracomunitari, donne? La gente per strada si ammazza per un parcheggio. Per una partita. 
Non è un luogo comune. Andate a Campo de' Fiori una sera che una squadra straniera gioca contro una delle due formazioni locali, mettete la maglietta dei supporters ospiti e ditemi che cosa vi succede. Consiglio: chiedere prima ai tifosi del Tottenham, giusto per risparmiarvi due lividi (solo per fare un esempio recente). 
La xenofobia si respira pesantemente come lo smog. Scorie di 'nere' abitudini rimangono e ogni tanto imperversano per le strade, tra le teste. Per le mani. 
Rimanete imbottigliati nel traffico, con macchinoni da X mila euro e gente che con una mano regge il telefono e con l'altra la sigaretta e chi se ne frega se vi stavano per schiacciare a terra e protestate? Occhio...rischiate di prendervele. Come cazzo vi permettete?
Ah, se per caso sono persone del vostro stesso sesso ad attrarvi....non sia mai. Brutti ricchioni, come vi permettete? E sono botte. O minacce. Insulti. Violenza psicologica. E chi non riesce a sopportare...si aggrappa ad una sciarpa per fuggire via da tanto dolore. Vi rendete conto? Una sciarpa. 15 anni.
Che rabbia. 
Ma volete saperla una cosa? La notizia positiva è che non è tutto così: sono quattro stronzi che si comportano in questo modo e gli altri 3/4/5 milioni di ancora più stronzi non fanno niente per impedirlo. 
Beh, si può. Si può fare molto.
Consapevolezza. Questo ci vuole. Per mandare a casa chi ci maltratta. E farla finita. Riprenderci la nostra vita, la nostra gioia, la nostra città...noi. L'Italia. 
Basta l'educazione. Il rispetto. La voglia di cambiare davvero e tornare a vivere. 
A Roma. 
Nel mondo. 
In noi. E con gli altri.






giovedì 22 novembre 2012

Assenze ingiustificate

Devo chiedere scusa. Scusa al mio blog. Si, perché per qualche giorno e più l'ho lasciato da solo. Abbandonato in un angolo. Senza cibo né acqua. E così non va bene.
Ma, a mia discolpa, ho una serie di giustificazioni.
Sono successe molte cose in questo periodo in Italia e nel mondo. Tante. Troppe. Parecchie di queste orribili. Preoccupanti. Violenza e odio in prima pagina. Avrei voluto più volte affrontare questi argomenti, ma ogni volta un episodio peggiore di quello che stavo per affrontare diventava protagonista del momento e mi bloccava.
Allora mi sono messo a leggere. Ho voluto affrontare questo dolore importato da terzi e capire quali possano essere i motivi e, soprattutto, le soluzioni. Ovviamente di motivi ne ho trovati a quintali...di soluzioni...Esistono? Non lo so. Forse. Ma spero di si. Anzi, ne sono convinto. Al cento per cento.
Ed è per questo che ricomincerò a nutrire questo 'amico' che mi permette di comunicare con più persone. E comunicando affronto. E affrontando capisco. E capendo continuo ad aver bisogno di sapere. E comunicare. Insomma, ho bisogno di 'nutrirmi per nutrire e rinutrirmi a mia volta'. Lo so, è un po' complicato. E anche un po' 'faticoso' per me che detesto passare troppo tempo davanti al computer. Mi piace scrivere a mano. Con la penna. Magari con la punta grossa e l'inchiostro tipo gel. E magari spedire il prossimo post con un piccione viaggiatore. Anche se non mi piacciono nemmeno i piccioni. Ho sempre paura si attacchino ai capelli. Tipo i pipistrelli.
I pipistrelli li trasportano i messaggi?
A presto.
Batman

domenica 11 novembre 2012

Sapere di non sapere


Non vedevo il Tg5 da parecchio tempo. Non ho la tv a casa per cui, al massimo, può scapparci un Tg1 ogni tanto, niente di più. Il resto delle informazioni le cerco su internet e, perché no, ancora su qualche quotidiano cartaceo. Sono un romantico.
C'è una cosa che mi ha sempre lasciato perplesso e che pensavo, con il passare degli anni, fosse 'passata di moda' (perdonate l'espressione): le domande a cittadini vittime di calamità naturali.
Certo, è giusto che il giornalista si rechi sul posto del disastro, mostri la situazione, senta alcuni pareri degli abitanti su quanto accaduto. Si tratta del loro lavoro, non possono esimersi dal farlo. Ok.
Ma prendiamo come riferimento questa scena: città di mare, pioggia torrenziale, fiumi di fango per strada, alberi sradicati, case e negozi allagati, gente in lacrime, persone arrampicate sugli alberi per sfuggire a ondate di acqua, fango e detriti. In questi giorni, purtroppo, sono immagini ben presenti nella quotidianità di ognuno di noi. (Sapete, in Italia la prevenzione non è impedire che un disastro accada...è informare la gente il giorno prima che 'forse domani saranno cavoli amari per tutti. Noi ve l'abbiamo detto...')
Ecco...ma puoi, tu giornalista professionista che devi raccontare un fatto drammatico, andare da un povero disgraziato PALESEMENTE disperato poiché ha perso ogni cosa (se non anche amici e/o familiari, in alcuni casi) e chiedere:”Come si sente?”.
Come mi sento? Vuoi proprio sapere come mi sento? Lo so, la banalità di queste domande non deve sorprendere, come non deve sorprendere la ripetitività di certe situazioni. Ma io ci credo davvero che le cose possano cambiare. E ogni volta mi aspetto che il giornalista di turno non sia così stupido e sprovveduto da ricadere in questo patetico e imbarazzante teatrino del 'come si sente'. Invece...Niente da fare.
Ovviamente la risposta a questa domanda non tarda ad arrivare: posso solo immaginare il groviglio di sofferenza di chi si vede strappare via tutto da una forza ingestibile, e pensa all'appello televisivo come una richiesta d'aiuto immediata. Cosa comprensibile. Dal suo punto di vista. 'Ricamarci sopra'...questo no. Vergogna.
Ma andiamo oltre.
Vuoi parlarmi dei 'ggggiovani'? Delle iniziative divertenti come i flash mob? Non mi piacciono, ma va bene. Va benissimo. Parlamene. Spiegami. Perché non informarsi? Vuoi citare un cantante? Una canzone? Un film? Un attore? Un qualsiasi riferimento giovanile protagonista dell'azione al centro del servizio? Perfetto: informati! Sei un giornalista? Allora vai a vedere chi è il tizio di cui vuoi parlare, come si chiama e, soprattutto, come si pronuncia il suo ultimo film o libro o disco (pardon, mp4)! Informati! Non vuol dire che se tu non lo sai devi diffondere il tuo 'non sapere' alle migliaia di persone che ti guardano e ti ascoltano.
Lotto contro i mulini a vento. Lo so. Ma a volte uno sfogo discreto può smuovere, anche se di poco, alcune situazioni.
Ad esempio se un qualche mio amico leggesse questo post, magari la prossima volta non mi verrebbe a parlare di LAIAM Gallagher. Amico mio, non è importante che tu dica Liam o Laiam. Almeno, non lo è la prima o la seconda volta che capita. Non sapere alcune cose è normale. Sono il primo ad ammettere una personale ignoranza su larga scala. Ma sono anche il primo a cercare di colmare questo gap, per quanto mi è possibile. Noi siamo pronti a rimediare. Subito. Leggiamo. Capiamo. E andiamo avanti. E soprattutto...non siamo giornalisti.
Ora però vi lascio.
Mi parte il pomeriggio con Barbara D'Urso.
Ah, ma...con chi hai detto che canta Laiam?

mercoledì 7 novembre 2012

Quando toccherà a noi?


Non credo a chi prevede il futuro.
Che siano intelligentissime popolazioni del passato, comuni mortali 'illuminati' da una luce non chiaramente definibile oppure da oracoli e/o segni premonitori.
Non so esattamente a cosa credere o comunque SE credere. Mi piace immaginare varie occasioni in divenire. Questo si. Aprire un catalogo di ipotetiche possibilità e immaginare che ognuna di queste accada. E magari, perché no? Che si verifichino tutte insieme, una dietro l'altra. Che male c'è nello sperare che più di una cosa vada bene? Anzi, studiosi, professori, libri e 'segreti' di vario genere suggeriscono proprio questo: pensare che le cose non possano andare se non nella direzione a noi più congeniale. Siamo pieni di buoni propositi. Questa è la verità.
Ma non era questo il senso del mio pensiero. Ho nella testa Obama. O meglio, non tanto Obama quanto il mondo 'se non avesse vinto lui'.
Sarebbe stato tanto diverso? Saremmo già in guerra contro Siria, Iran e compagnia islamica?
La popolazione del pianeta sarebbe già triplicata in quanto l'aborto sarebbe diventato reato allo scoccare della mezzanotte? A scuola sarebbe stata inserita stata l'ora di 'omofobia'? Ci staremmo coccolando nel letto con le nostre mogli o, prima di andare a dormire, avremmo finito di lucidare la nuova collezione di armi acquistata per sentirci più sicuri?
Non credo.
Diciamo che non sarebbe stato il migliore dei mondi possibili, questo si. Abbiamo visto sulla nostra pelle cosa vuol dire affidare il proprio paese ad un cafone, arricchito, (falsamente) moralista e corrotto nell'animo dal proprio potere.
Qui le porcate si possono ancora (ancora?) nascondere sotto il tappeto, negli Stati Uniti hanno qualche 'problemino' in più nel far finta che le cose non accadano.
Quelli appena trascorsi stati quattro anni caratterizzati da una guerra che si tiene in piedi da sola e che non pare lontana dal terminare. Da soldati morti in nome di un 'ideale economico'. Da un'economia che ha affondato la società, la persona, l'uomo. L'individuo è stato reso inerme, svuotato , (ulteriormente) schiavo del progresso e del movimento inarrestabile di un processo dentro il quale si ritrova costretto e quasi mai consapevole. E comunque, più di altri suoi pari in natura, maggiormente soggetto alle conseguenze.
La natura assume sembianze umane e la pioggia non soltanto bagna ma uccide.
Possiamo fare tanto e non lo facciamo. Possiamo fare meno e non lo facciamo. Facciamo tutto e il contrario di tutto ma nel modo sbagliato.
Però sono comunque contento.
Perché alla fine la speranza rimane e non ci abbandona. Si rinnova.
Il cibo non è ancora un ammasso di sostanze al gusto di tutto ma dal sapore di niente. I dolci sono ancora dolci e possiamo decidere di sapere, di conoscere. Di vivere.
Sono contento che dall'altra parte del mondo qualcuno la speranza non l'ha ancora persa ma, al contrario, l'abbia rinnovata.
Perché sono convinto che da questa parte di mondo, qualcuno la vuole riconquistare al più presto.

P.s.
Scegliete bene la colonna sonora della vostra vita. La musica è come il cibo: siete ciò che ascoltate.


sabato 3 novembre 2012

Ce l'ho scritto in faccia

Nel mio mondo di frutti canditi vivo nella convinzione che tutte le persone costrette a chiedere l'elemosina per strada lo facciano perché privi di alternativa.
Penso sempre che, da un certo punto in avanti, la loro storia personale abbia avuto un qualche intoppo che ne ha condizionato negativamente il proseguimento, relegandoli ai margini per un tempo variabile (mi auguro) a seconda dell'individuo.
Si tratta di un discorso molto complicato che va al di là del pensiero del singolo e che intreccia vicissitudini molto diverse che non voglio e non posso giudicare.
Una cosa che però mi ha sempre incuriosito sono le storie: se potessi farei a queste persone un sacco di domande, perché molte volte dietro ad un vetro opaco si nasconde un mondo che nemmeno possiamo immaginare.
E poi sono curioso. E sono ancora più curioso quando, pur di raggiungere il loro scopo, alcuni di essi inventano le storie più assurde o improvvisano scenette al limite del  paradosso.
Ad esempio: una volta, sul treno per Lucca, un giovane trentenne ben vestito passava tra i viaggiatori chiedendo un euro. Un euro. Senza spiegazioni.
Il modo in cui lo chiedeva non lasciava trasparire alcun bisogno reale o immediato, anzi; sembrava che poco gli importasse. Dava persino l'impressione che quel suo questuare fosse diventato quasi routine, tanto da nemmeno guardare negli occhi i possibili 'investitori'.
Un passeggero, indignato da cotanta sfrontatezza, lo redarguì duramente, dicendo che non gli avrebbe mai dato nulla e che sarebbe stato meglio per lui trovarsi un lavoro vero.
Senza scomporsi minimamente, continuando ad evitare gli sguardi dei presenti  e mantenendo un tono di voce pacato ma leggermente infastidito, rispose così: 'avido'. Molto semplice. Avido. Avido detto, però, con un marcato accento toscano, quindi con qualche 'a' in più all'inizio della parola e una 'd' più simile al 'th' inglese: 'aaaavitho'. Risi tanto.
Oppure quella volta che la mia dirimpettaia bussò alla porta di casa (e per bussare intendo 'a momenti la sfonda a pugni') per chiedermi 50 euro. Cinquanta euro. Non uno. Non cinque. Cinquanta.
Per cosa? Pare per delle creme (creme?!?!?) che avrebbero 'salvato la vita' a sua figlia. 
Pensate che se non li avessi avuti in casa lei e suo marito mi avrebbero accompagnato in banca con la loro auto affinché potessi agevolmente ritirare il denaro.
Risposi, ovviamente, che non mi sembrava il caso, che nel portafogli avevo 10/15 euro al massimo. Lei mi guardò malissimo, con la faccia di una che andando dal panettiere a comprare quattro rosette si sentisse rispondere 'qui non vendiamo pane ma ciabatte da mare'. Quell'espressione lì. Precisa.
Alla fine, dopo avermi quasi dato del morto di fame per il fatto di tenere in casa solo 15 euro, se le fece andare bene lo stesso. Io gliele diedi (lo so, lo so...per favore non dite nulla...lo so!), con la promessa che, entro qualche giorno, me le avrebbe rese mettendole nella buca delle lettere.
Non mi sono mai state rese, come ben avrete immaginato. Ma io continuo a guardare dentro la cassetta ogni volta che torno a casa. E non lo faccio per i soldi, ma perché, nonostante tutto, io ci credo. Ci credo davvero che vorrebbe rendermele. 
Ecco, appunto. Credici.
Ma il 'the winner is' l'ho incontrato l'altra sera fuori da un tabaccaio del centro. 
Un tizio mi si avvicina guardingo, età sui 45 anni, qualche segno di poca tranquillità emotiva, ma tutto sommato nella norma.
Di seguito la descrizione della tattica con la quale mi ha 'abbordato'. Le parole non sono quelle esatte, ma poco ci manca: un discorso così non potrò scordarlo mai.
'Ciao. Hai visto?' mi dice indicandosi il costato. 'Ieri ho avuto un incidente sai? E mi sono rotto il bacino'. Tutto questo in piedi davanti a me.
'A momenti morivo. Meno male che non sono morto. Meno male vero? Però mi sono rotto l'anca e mi devono operare'. Tutto questo davanti a me, con le mani ai fianchi, lo sguardo rivolto in alto a cercare delle parole adatte alla situazione, e con la bocca a evidenziare una sofferenza che, a parole, avrebbe dovuto essere insopportabile. A parole.
Ah, tutto questo in piedi, con le mani ai fianchi.
'Senti, ho solo 5 centesimi' dice aprendo un portafoglio di finta pelle, color marrone, completamente vuoto, 'e dovrei comprare un pacchetto di sigarette da 10 che costa 2 euro e 15 ma non ce li ho. E poi il proprietario non mi parla. Se entro nel negozio si arrabbia' indicando la porta a vetri con dietro la quale s'intravede il titolare dell'esercizio che, secondo me, nemmeno aveva notato la sua presenza.
'Ma come si arrabbia? Scusa, se vai coi soldi perché dovrebbe arrabbiarsi?' chiedo e intanto sorrido perché non ci posso credere: mi cercano e mi trovano. Sempre.
'Eh, perché si, perché si arrabbia. Mi fa male qui' toccandosi l'anca, 'e stamattina sono morti i miei genitori. Tutti e due. Per cui non posso entrare'.
'Beh, una bella giornata di merda' gli dico io. 'Ah, si. Ma perché?'. Perché, mi chiede.
In tasca ho 2 euro e 20 centesimi. Glieli ho dati.
Ma ho aspettato. Non mi sono mosso. 
Si, perché il mio nuovo amico pensava andassi via. Sono rimasto lì. Ad aspettare. Volevo le comprasse, quelle sigarette. Ti ho dato i soldi per le sigarette...comprale.
'Non so se mi bastano', dice lui. Ma come? '2 euro e 20 centesimi contro i 2 euro e 15 centesimi del pacchetto, dovrebbe persino rimanerti una cospicua mancia'. Così gli dico. Lui non ci crede. O fa finta di non crederci. Forse anche un po' imbarazzato. 
Controlla il portafoglio e farfuglia parole a caso sul fatto che quella mattina i genitori erano morti. Tutti e due. E che il tabaccaio si sarebbe arrabbiato con lui.
Alla fine entra. Rimane cinque minuti (cronometrati) al bancone e, finalmente, esce con il suo pacchetto. Dice che fino a qualche giorno prima aveva lavorato per una cooperativa. Si trovava bene ma dopo 'qualche incomprensione' lo hanno mandato via per assumere altre persone arrivate dopo di lui. 'Così va l'Italia'. Sembrava triste. Mi sembrava sincero. Ci siamo salutati stringendoci la mano e ci siamo avviati in direzioni opposte. 
Lui verso l'ospedale per l'operazione al bacino e io verso casa. 
Anche se ero tentato di tornare dal gestore della tabaccheria e chiedergli perché fosse tanto arrabbiato. 

giovedì 1 novembre 2012

A che ora smònti?


Ci sono film che rimangono nel cuore. Alcuni li ricordi a malapena. Altri ancora, invece, non smetteresti mai di rivederli e conosci tutte le battute a memoria, tanto che le reciti perfettamente uguali ad alta voce e sorridi soddisfatto quando gli amici rimangono stupiti da cotanta devozione cinematografica.
E poi ci sono quei film che raccontano un pezzo della tua vita. Penserete che è ovvio, che in ogni film (come in ogni canzone) uno si può ritrovare o trovare parte di sé: se sei triste e ascolti una canzone triste...'cavolo, ma l'ha scritta apposta per me!'. O se la tua storia d'amore è appena terminata e ti senti perso/a con la convinzione che l'amore non busserà più alla tua porta...beh, una qualsiasi commedia romantica degli ultimi 15 anni te la sentirai perfettamente cucita addosso.
Ma io non parlo di questo genere di produzioni: intendo quei film girati nella tua città, che parlano della tua città, che fanno vedere le strade principali che percorri quotidianamente per andare a lavoro o le scorciatoie per arrivare prima a casa di nonna.
'Ma dai! Io vado sempre a fare colazione in quel bar! E quello lo conosco! Ma pensa te...'. O anche: 'Ma si che mi ricordo! Quel giorno ero all'università e stavano girando quella scena! Li ho visti. Ho persino parlato con l'aiuto camionista addetto al montaggio delle luci'.
Praticamente eravate lì e in alcuni fotogrammi, a guardar bene, vi s'intravede di spalle.
Avete capito? Magari non si tratta di film che hanno sbancato il botteghino, ma di piccoli gioiellini che non si possono comunque dimenticare. 
Ad esempio io sarei impazzito dalla felicità se avessi vissuto a Bologna nel periodo di 'Jack Frusciante è uscito da gruppo'. Non so voi ma sia il libro che il film mi hanno segnato (positivamente) e li ricordo tutt'ora con un'emozione particolare.
Vi dico, ok, non sarò stato a Bologna quando quei ragazzetti innamorati scorrazzavano in motorino tra i colli mentre nei Red Hot si consumava un dramma.
Ma ero a Torino. Ero a Torino durante 'Santa Maradona'. E non aggiungo altro.
Ovviamente se non avete un vostro film, se non hanno mai preso un pezzo della vostra vita e l'hanno usata come sfondo per raccontare una storia che avrebbe tranquillamente potuto essere la vostra, non potete capire. Mi dispiace. Tanto tanto. Davvero, col senno di poi penso che mi mancherebbe un pezzettino di puzzle e ne avrei sentito la mancanza. Peggio per voi. Ecco.
Tanto tempo è passato da quando Bart faceva 'un salto qui e uno in biblioteca'. C'erano ancora le lire (nostalgici...) e le Olimpiadi Invernali non avevano ancora trasformato questa città in un'indebitatissima quanto meravigliosa 'capitale del divenire'. Si perché negli ultimi anni Torino è divenuto il posto dove 'provare' e 'sperimentare'. Cosa? Un po' di tutto: cultura, musica, cibo, cinema, viaggi, tecnologie, sport, politica, tutto.
Ovviamente quella specie di 'schiavitù culturale' imposta dalla fabbrica che, dai primi del '900 , ha plasmato la vita della città è ancora dura a morire. Sarà sicuramente per via della crisi, ma ad oggi non è molto facile trovare lavoro, nonostante la città sia in continuo movimento e questo non può che far ben sperare per il futuro. Diciamo che siamo ancora nella fase 'box doccia', per dirla con una citazione. 
Nel film di Marco Ponti si cominciano a vedere i segni del cambiamento che avrebbe, di lì a poco, cambiato il volto della città. Possiamo dire che è stato una sorta di precursore, ci ha visto lungo, insomma. Infatti, dopo di lui, tantissime sono state le produzioni che hanno scelto Torino e dintorni per raccontare delle storie. Che figata, no?
Stefano Accorsi ha conosciuto la donna della sua vita (al cinema) in via Verdi, dietro l'università, proprio dove c'è il bar nel quale tutte le mattine, prima di andare a lezione, si mangiava la brioche, e dove...-A che ora smònti?. Nel 2006. Ci sarò donna-. Profetico. 
Il locale dove ordinano le pizze che '5 minuti 18 mila'? Ma si...là dietro un mio amico ha aperto un bar.
La città cambia di continuo, ma la sostanza rimane immutata: solo il vestito è differente. Magari della nuova collezione, ma lo stile è indiscutibilmente quello. Non si scappa. 
Adesso che le giornate si sono accorciate, il buio viene combattuto, squarciato dalle Luci d'Artista: colori, forme, e luminarie che non hanno solo la funzione classica per la quale sono inizialmente nate, ma soprattutto quella di 'accompagnare' le persone che la città la vivono anche solo passeggiando. 
Nel film Anita Caprioli era stupenda, e vi assicuro che tanti amici e conoscenti, segretamente, sono ancora convinti che un incontro fortuito con una bellissima ragazza possa sempre capitare. D'altronde non può non succedere qui: siamo a Torino. Oh, ma ci sono persino i turisti!! I turisti!!
Roba da non credere. Girano con le cartine, chiedono informazioni, fanno foto...alieni! Ecco come sono visti! 
Fino a poco prima delle Olimpiadi sentir parlare una lingua che non finisse con l'espressione 'nè' era inconcepibile. Ora le conversazioni in inglese, che si sentono sempre più spesso tra le vie del centro, rendono i torinesi orgogliosi del posto in cui vivono. E se sentite dire cose tipo 'Uff...questi turisti!'. Stanno mentendo. Non è vero che si lamentano. Lo dicono ad alta voce per sentirsi, in qualche modo, importanti.
E la nebbia sui murazzi, con le luci a fare da contrasto è uno spettacolo che non potete perdere. 
Ecco. Ora,  prima di addormentarmi, mi sa che mi guarderò un pezzo di film: magari dove si sentono i  Motel Connection o la scena in cui i due amici vanno in libreria e alla fine si ritrovano con ognuno un 'regalo' per l'altro. Anche se il 'vaffanculo maniaco' mi fa sempre molto ridere, così come l'uomo accappatoio: che ci volete fare se va bene con tutto? 
Lo so, vi starete chiedendo che cavolo di post è questo, che a voi di Torino non frega un granché, voi che magari leggete da Treviso, Bologna, Cosenza o che ne so...
Niente. Ci tenevo a raccontarvi della mia città e di uno dei miei film preferiti. 
'Si, va bene', direte voi. 'Abbiamo capito che Torino blablabla e di qui e di là. L'abbiamo capito. E adesso?'. 
Adesso proviamo a cambiare le cose. 




http://www.youtube.com/watch?v=og0iy4-fjmE



mercoledì 31 ottobre 2012

I got game


Mi manca la musica hip hop degli anni '90.
Mi rompe tremendamente le palle pensare a cose tipo 'eh si, la musica di quel periodo era la migliore'. Che cacchio, non ho mica 55 anni!
Eppure quando la radio (internet o la tv) passa un pezzo di quel periodo, cavoli...'Bum, shake the room!' (e spero vi sia arrivata la citazione).
Mi manca R. Kelly, mi mancano Notorius B.I.G., 2Pac, L.L. Coll J...Willy! Eccome se mi manca 'The Fresh Prince'.
Ma, scusate...se dico 'Space Jam'? Dopo 'Chi ha incastrato Roger Rabbit' è il miglior film d'animazione di sempre.
Insieme a Michael Jordan (Michael Jordan!!!!) c'erano anche Larry Bird,Charles Barkley  (da non confondere con il più attuale Gnarls), Patrick Ewing e un sacco di altri campioni del Dream Team quello vero, quello che ha fatto la storia del basket.
E secondo voi che musica hanno scelto, i produttori, da abbinare al film? Hip hop shit, yo! (scusate, a volte mi lascio trasportare in maniera eccessiva).
Infatti nella colonna sonora ci trovate gente come D'Angelo (e il primo che dice 'Nino' lo picchio!) con una delle più belle canzoni di sempre: 'I found my smile again'.
Il primo R. Kelly (famoso, in quegli anni, per le canzoni e per la celebre 'doccia' con la quale intratteneva le sue fan...if you know what i mean...), un giovanissimo Seal, e uno squadrone da paura composto da Busta Rhymes, B-Real, L.L. Coll J e Method Man!!!! Come se nella stessa squadra giocassero Cristiano Ronaldo, Messi, Van Persie e Ibra.
O, se preferite, un kolossal hollywoodiano con i 4 migliori attori di sempre, fate voi.
Ma poi lo Snoop Dog delle sparatorie e dei film porno? Come ti viene in mente di produrre dei film porno e presenziare alle scene di sesso seduto su una poltrona, fumando un sigaro, e ammiccando alla telecamera mentre davanti a te succede di tutto? Sei un genio del male! Hai vinto tu!
I Black Street (alcuni di loro autori per Michael Jackson), il Wu-Tang Clan (con Ol'Dirty Bastard ricercato dalla polizia che riusciva comunque ad esibirsi durante i concerti per poi 'sparire' aiutato dai fan), Janet Jackson quando ancora era un minimo sana di mente e artisticamente una bomba, Coolio! Ma vi ricordate 'Gangsta's Paradise'? La trasmettevano ovunque e a ripetizione. Un brano stratosferico, dopo il quale seguirono altre hit meno interessanti (ma sempre di alto livello) fino ad arrivare al recente lancio dal campanile per inaugurare il carnevale di Venezia e un video con Aida Yespica. Che brutta fine.
Ho dimenticato dei nomi (Nas), altri non li ho volutamente elencati (ma perché...Erika Badu?) per il semplice fatto che mi uscirebbe il sangue dal naso a furia di ricordare e abbinare ad ogni brano/cantante/gruppo un pezzo della mia vita passata. Sarebbe uno tsunami emotivo non indifferente, e la mia protezione civile ultimamente ride al telefono delle disgrazie altrui. Meglio evitare.
Anche perché quando apro la mia personalissima enciclopedia musicale mi estraneo dalla realtà e cado in trance da classifica. E tutto ciò mi piace da impazzire. Una sorta di 'trip' ma senza effetti collaterali, se non, appunto, un po' di nostalgia.
Vogliamo parlare delle trasmissioni radiofoniche? Billy Costacurta con Massimo Oldani su Radio 101, la vera Radio 101! Quella che per un compleanno ha chiamato i Boyz 2 Men a cantare! Ma quando capita più??
Paolo Maldini con Ringo su Radio 105?
E, soprattutto, Albertino con One-Two One-Two! Un must! Da non dimenticare anche Alessandra Zacchino su Station One: ne sapeva e la musica spaccava.
Oggi gli unici che ritengo essere ok sono i Club Dogo: non mi fanno impazzire ma devo ammettere che la produzione che hanno alle spalle pare '100% american style'.
E poi? Poca roba, a mio modesto parere. Poca e poco pubblicizzata.
Ed è per questo che adesso mi siedo sul divano, metto le cuffie, spengo la luce e vi saluto.
Ci vediamo domani. Do do domani.


http://www.youtube.com/watch?v=Bmk95M7s86E

domenica 28 ottobre 2012

Grazie...ne prendo due.


Ho un grosso problema con il vino. Si, è vero, devo ammettere che non riesco in nessun modo a risolvere la questione: parlarne mi crea sempre molto imbarazzo.
Davvero, non dico tanto per dire; ad oggi credo sia uno degli argomenti che affronto con con maggior difficoltà quando, al ristorante, mi si presenta il momento fatidico, il momento in cui arriva il cameriere e mi chiede: 'Insieme all'acqua porto anche qualcos'altro da bere? Del vino?'.
E puntualmente, la mia risposta è sempre la stessa, la stessa da circa 15 anni: 'Per me no, grazie. Non bevo vino, non mi piace'.


Silenzio.


Le balle di fieno dei film western magicamente compaiono e scorrono lente a pochi metri dal tavolo, con il loro fruscio che rimbomba all'interno della stanza e una specie di bolla d'aria che risucchia tutti i rumori del mondo. La sensazione di vuoto che ne deriva provoca il suono più assordante che possiate mai sentire.
Il cameriere mi guarda. Socchiude appena gli occhi. La sua bocca assume una smorfia tendente quasi al riprovevole e girandosi, dopo essersi garbatamente riappropriato dei menù, sussurrando appena si lascia sfuggire una parola semplice semplice: 'sfgt'.
No, non ho sbagliato a scrivere, è proprio questo che dicono seempre, sempre, sempre: 'sfgt'.
Una parola che, ovviamente, diluita in un parlato fluente e più colloquiale assume il significato che immagino abbiate intuito: sfigato.
Non voglio approfondire ulteriormente la questione, ma provate a pensarvi fuori a cena con una ragazza che conoscete da poco. Magari si tratta di una semplice cena, per l'appunto, e non volete succeda nulla di particolare. Magari, invece, è la donna della vostra vita o magari si tratta unicamente di un' amica verso la quale volete fare colpo perché particolarmente simpatica e volete, a tutti i costi, che lei abbia una buona impressione di voi.
'SFGT'.
Odio quando mi ritrovo in queste situazioni. Non so come comportarmi. Che cosa posso fare? Chiedere che mi portino una bottiglia del rosso più buono e tracannarlo senza prendere fiato? Ordinare le cinque bottiglie più costose e fingermi un enologo esperto ma in incognito? Oppure andare di caraffa colma di vino della casa e rischiare un coma etilico da trattoria?
Col cavolo. Non posso. E non mi va. E per un motivo del tutto normale: il vino non mi piace. Punto.
Che hai da guardare così? Sono strano? Ti sembro un alieno con sette braccia e una proboscide al posto del naso? Non mi pare ciccio, quindi è inutile che mi guardi così.
Questo è il monologo da film che parte nella mia testa. Ma solo lì, perché per il resto sprofondo lentamente nella sedia, vergognandomi un pochetto e sperando che la mia uscita non abbia ripercussioni sul resto della serata. Furbo eh?
Che poi, le due dita versate nel bicchiere per il brindisi o per la sorsata da 'compagnia', diciamo così, la faccio volentieri, non ho nessun problema. Non sto dicendo che il vino è la mia kriptonite.
Ma potete riempire il mio calice con una qualunque tipologia di succo d'uva ad alta gradazione alcolica che per me vale sempre lo stesso discorso, ovvero: si tratta sempre di una qualunque tipologia di succo d'uva ad alta gradazione alcolica.
Dai, avanti. Forza. Andiamo, che già li sento gli esperti del settore, enon parlo di chi, l'esperto, lo è di professione o per vera passione.
No, cari miei: parlo del vostro amico, del vicino di casa, di mister 'io di vini me ne intendo'. Si, proprio di lui, di quello che durante una cena prende la bottiglia e comincia la lezioncina da impartire ai commensali
Quello che 'ma scusa, da quando te ne intendi, tu?'.
Il tuttologo inizia lo show scandendo (lentamente e sottovoce) il nome impresso sull'etichetta, quasi a prendere tempo per permettere al suo cervello di recuperare, al più presto, la scheda riassuntiva della bottiglia che stringe nelle sue mani.
La guarda. La gira. La riguarda. Controlla la data. Mormora un 'ottima' a chi siede al suo fianco e comincia l'operazione di apertura.
Dopo aver lentamente estratto il tappo di sughero, emettendo un 'pop' molto leggero, e averlo annusato per poter dare il via 'olfattivo' al processo di valutazione, con una mano prende il calice nel quale versare poche gocce di vino da tenere in bocca il tempo necessario perché queste gli 'raccontino' la loro storia.
Inizialmente, dopo il primo sorso, il maître improvvisato non parla: mugola. Perché? Ma perché devi mugolare? È vino, non è fieno e tu non sei una mucca.
Ma andiamo avanti.
Dopo il siparietto iniziale riporta il bicchiere sotto il naso per annusarlo nuovamente, assaggiarlo una seconda volta, e cominciare lo show.
Lo spettacolino dura qualche minuto.
Se vi trovate al ristorante, potete sfoderare l'espressione del 'mi scusi, ma io sono qui per caso' al maître che, comunque, a questi specialisti della domenica ha già fatto il callo, e infatti l'ordine per il numero di bottiglie da servire al tavolo ( con tanto di 'complimenti, molto buono questo vinello' da parte del fine conoscitore) è già partito.
A casa, invece, le alternative sono molteplici perché nel frattempo, se conosci i tuoi polli, puoi:
Guardare il risultato della partita in diretta tv.
Controllare la cottura della pasta, se sei il padrone di casa, oppure controllare la cottura della pasta andando ad assaggiarla se sei ospite.
Controllare il telefono e magari pubblicare su qualche social network un resoconto del miracolo a cui state assistendo.
E per ultimo, non senza un briciolo di sadismo, potete mettere in atto la vostra personale vendetta nei confronti del mondo e di tutti quelli che hanno approfittato della vostra sincerità e della vostra buona fede.
Appena 'l'operazione vino' prende il via, avvicinatevi all'intenditore.
Lasciategli il tempo di vestire i panni del supereroe acclamato dalle folle per la sua abilità nel maneggiare il cavatappi.
Appoggiategli una mano sulla spalla e chinatevi leggermente verso di lui.
Sarà proprio nel momento in cui lo l'eno - Stanislavskyij del Monferrato assumerà la posizione tronfia del perfetto oratore, quando sta per preparare il discorso perfetto, proprio in quel momento lì...voi, con la massima naturalezza dell'universo, pochi istanti prima di abbandonare momentaneamente l'affollata scena del crimine, sussurrerete all'orecchio del vostro amico una parola semplice semplice, ma dall'intenso valore emotivo: 'sfgt'
Credetemi: non sarà necessario aggiungere altro.