domenica 11 novembre 2012

Sapere di non sapere


Non vedevo il Tg5 da parecchio tempo. Non ho la tv a casa per cui, al massimo, può scapparci un Tg1 ogni tanto, niente di più. Il resto delle informazioni le cerco su internet e, perché no, ancora su qualche quotidiano cartaceo. Sono un romantico.
C'è una cosa che mi ha sempre lasciato perplesso e che pensavo, con il passare degli anni, fosse 'passata di moda' (perdonate l'espressione): le domande a cittadini vittime di calamità naturali.
Certo, è giusto che il giornalista si rechi sul posto del disastro, mostri la situazione, senta alcuni pareri degli abitanti su quanto accaduto. Si tratta del loro lavoro, non possono esimersi dal farlo. Ok.
Ma prendiamo come riferimento questa scena: città di mare, pioggia torrenziale, fiumi di fango per strada, alberi sradicati, case e negozi allagati, gente in lacrime, persone arrampicate sugli alberi per sfuggire a ondate di acqua, fango e detriti. In questi giorni, purtroppo, sono immagini ben presenti nella quotidianità di ognuno di noi. (Sapete, in Italia la prevenzione non è impedire che un disastro accada...è informare la gente il giorno prima che 'forse domani saranno cavoli amari per tutti. Noi ve l'abbiamo detto...')
Ecco...ma puoi, tu giornalista professionista che devi raccontare un fatto drammatico, andare da un povero disgraziato PALESEMENTE disperato poiché ha perso ogni cosa (se non anche amici e/o familiari, in alcuni casi) e chiedere:”Come si sente?”.
Come mi sento? Vuoi proprio sapere come mi sento? Lo so, la banalità di queste domande non deve sorprendere, come non deve sorprendere la ripetitività di certe situazioni. Ma io ci credo davvero che le cose possano cambiare. E ogni volta mi aspetto che il giornalista di turno non sia così stupido e sprovveduto da ricadere in questo patetico e imbarazzante teatrino del 'come si sente'. Invece...Niente da fare.
Ovviamente la risposta a questa domanda non tarda ad arrivare: posso solo immaginare il groviglio di sofferenza di chi si vede strappare via tutto da una forza ingestibile, e pensa all'appello televisivo come una richiesta d'aiuto immediata. Cosa comprensibile. Dal suo punto di vista. 'Ricamarci sopra'...questo no. Vergogna.
Ma andiamo oltre.
Vuoi parlarmi dei 'ggggiovani'? Delle iniziative divertenti come i flash mob? Non mi piacciono, ma va bene. Va benissimo. Parlamene. Spiegami. Perché non informarsi? Vuoi citare un cantante? Una canzone? Un film? Un attore? Un qualsiasi riferimento giovanile protagonista dell'azione al centro del servizio? Perfetto: informati! Sei un giornalista? Allora vai a vedere chi è il tizio di cui vuoi parlare, come si chiama e, soprattutto, come si pronuncia il suo ultimo film o libro o disco (pardon, mp4)! Informati! Non vuol dire che se tu non lo sai devi diffondere il tuo 'non sapere' alle migliaia di persone che ti guardano e ti ascoltano.
Lotto contro i mulini a vento. Lo so. Ma a volte uno sfogo discreto può smuovere, anche se di poco, alcune situazioni.
Ad esempio se un qualche mio amico leggesse questo post, magari la prossima volta non mi verrebbe a parlare di LAIAM Gallagher. Amico mio, non è importante che tu dica Liam o Laiam. Almeno, non lo è la prima o la seconda volta che capita. Non sapere alcune cose è normale. Sono il primo ad ammettere una personale ignoranza su larga scala. Ma sono anche il primo a cercare di colmare questo gap, per quanto mi è possibile. Noi siamo pronti a rimediare. Subito. Leggiamo. Capiamo. E andiamo avanti. E soprattutto...non siamo giornalisti.
Ora però vi lascio.
Mi parte il pomeriggio con Barbara D'Urso.
Ah, ma...con chi hai detto che canta Laiam?

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