Non vedevo il Tg5 da
parecchio tempo. Non ho la tv a casa per cui, al massimo, può
scapparci un Tg1 ogni tanto, niente di più. Il resto delle
informazioni le cerco su internet e, perché no, ancora su qualche
quotidiano cartaceo. Sono un romantico.
C'è una cosa che mi ha
sempre lasciato perplesso e che pensavo, con il passare degli anni,
fosse 'passata di moda' (perdonate l'espressione): le domande a
cittadini vittime di calamità naturali.
Certo, è giusto che il
giornalista si rechi sul posto del disastro, mostri la situazione,
senta alcuni pareri degli abitanti su quanto accaduto. Si tratta del
loro lavoro, non possono esimersi dal farlo. Ok.
Ma prendiamo come
riferimento questa scena: città di mare, pioggia torrenziale, fiumi
di fango per strada, alberi sradicati, case e negozi allagati, gente
in lacrime, persone arrampicate sugli alberi per sfuggire a ondate di
acqua, fango e detriti. In questi giorni, purtroppo, sono immagini
ben presenti nella quotidianità di ognuno di noi. (Sapete, in Italia
la prevenzione non è impedire che un disastro accada...è informare
la gente il giorno prima che 'forse domani saranno cavoli amari per
tutti. Noi ve l'abbiamo detto...')
Ecco...ma puoi, tu
giornalista professionista che devi raccontare un fatto drammatico,
andare da un povero disgraziato PALESEMENTE disperato poiché ha
perso ogni cosa (se non anche amici e/o familiari, in alcuni casi) e
chiedere:”Come si sente?”.
Come mi sento? Vuoi
proprio sapere come mi sento? Lo so, la banalità di queste domande
non deve sorprendere, come non deve sorprendere la ripetitività di
certe situazioni. Ma io ci credo davvero che le cose possano
cambiare. E ogni volta mi aspetto che il giornalista di turno non sia
così stupido e sprovveduto da ricadere in questo patetico e
imbarazzante teatrino del 'come si sente'. Invece...Niente da fare.
Ovviamente la risposta a
questa domanda non tarda ad arrivare: posso solo immaginare il
groviglio di sofferenza di chi si vede strappare via tutto da una
forza ingestibile, e pensa all'appello televisivo come una richiesta
d'aiuto immediata. Cosa comprensibile. Dal suo punto di vista.
'Ricamarci sopra'...questo no. Vergogna.
Ma andiamo oltre.
Vuoi parlarmi dei
'ggggiovani'? Delle iniziative divertenti come i flash mob? Non mi
piacciono, ma va bene. Va benissimo. Parlamene. Spiegami. Perché non
informarsi? Vuoi citare un cantante? Una canzone? Un film? Un attore?
Un qualsiasi riferimento giovanile protagonista dell'azione al centro
del servizio? Perfetto: informati! Sei un giornalista? Allora vai a
vedere chi è il tizio di cui vuoi parlare, come si chiama e,
soprattutto, come si pronuncia il suo ultimo film o libro o disco
(pardon, mp4)! Informati! Non vuol dire che se tu non lo sai devi
diffondere il tuo 'non sapere' alle migliaia di persone che ti
guardano e ti ascoltano.
Lotto contro i mulini a
vento. Lo so. Ma a volte uno sfogo discreto può smuovere, anche se
di poco, alcune situazioni.
Ad esempio se un qualche
mio amico leggesse questo post, magari la prossima volta non mi
verrebbe a parlare di LAIAM Gallagher. Amico mio, non è importante
che tu dica Liam o Laiam. Almeno, non lo è la prima o la seconda
volta che capita. Non sapere alcune cose è normale. Sono il primo ad
ammettere una personale ignoranza su larga scala. Ma sono anche il
primo a cercare di colmare questo gap, per quanto mi è possibile.
Noi siamo pronti a rimediare. Subito. Leggiamo. Capiamo. E andiamo
avanti. E soprattutto...non siamo giornalisti.
Ora però vi lascio.
Mi parte il pomeriggio con Barbara D'Urso.
Ah, ma...con chi hai detto
che canta Laiam?
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