Sono le 5:45 di venerdì mattina. Piove. Poco rispetto ai giorni scorsi e, sinceramente, per essere l'ultimo giorno di novembre il freddo è più che accettabile. Sono appena arrivato in stazione e, nonostante non siano ancora le 6, in edicola c'è già la coda.
Per arrivare in stazione passo dalla parte opposta rispetto all'ingresso principale, da via Marsala.
Ho ancora gli occhi semi chiusi e cammino per inerzia, così mi accorgo di essere arrivato dall'odore di urina stagnante proveniente dal marciapiede antistante l'entrata. Davanti alle porte, chiuse da mezzanotte alla 5:30 circa, ormai da mesi dormono per terra una ventina di senza tetto, rifugiati. Sono avvolti in coperte e ammassati l'uno sull'altro per non disperdere quel poco calore che hanno a disposizione.
Molti sono già svegli perché tra poco cominceranno a scaricare merci, arrivare viaggiatori e turisti, pattuglie di polizia e spazzini, per cui meglio andare.
Alcuni stanno cominciando a svegliarsi ora. Altri pare non abbiano dormito affatto. Altri ancora sistemano vestiti e oggetti vari in borse di plastica o sacche usurate.
Capita di fare lo slalom, certe volte. Non stamattina. Cammino veloce, come al solito. Non alzo la testa. Ma li vedo. Eccome se li vedo. Sembrano dei grosso bruchi avvolti nei loro bozzoli. Mi sembra di sbirciare in casa di estranei in un momento di 'vulnerabilità' casalinga per cui rivolgono sguardo altrove. Lo so, è assurdo. Ma non posso farci niente.
Arrivo al binario. Nonostante sia una scena che si ripete spesso non smette mai di darmi da pensare. Salgo sul treno. Mi siedo. Dormo.
Sono le 5:45 di venerdì mattina. Piove. Non importa quanto intensamente rispetto ai giorni scorsi. Continua a piovere da giorni e l'acqua bagna gli scatoloni. Per terra è più umido del solito ma almeno non ci piove in testa. Le coperte che ci hanno portato aiutano, ma non bastano con questa umidità. Il pavimento è troppo freddo, dobbiamo stare vicini, quasi schiacciarci l'un l'altro per tenerci caldo. Ma ci penseremo di nuovo stanotte. Ora bisogna alzarsi. Vado a portare i cartoni nell'antro che sta qui dietro, dove non dovrebbero toccarli. Anche gli addetti dell'Ama lo sanno, infatti spesso ce li lasciano lì. Devo andare in bagno. Il marciapiede ormai è una latrina a cielo aperto, tanto che ci sono dei mezzi già pronti a pulire. Ma quest'odore ormai non se ne andrà più. È arrivato anche il camion a scaricare il cibo per il supermercato. Ogni tanto litighiamo con l'autista che ci urla di spostarci mentre ancora stiamo dormendo. Raccolgo le mie cose in una busta. Qui non dobbiamo lasciare niente, la butterebbero via. Non possiamo permetterci di perdere niente. La gente va di fretta già a quest'ora della mattina. I treni cominciano a muoversi. Nemmeno faccio caso a chi passa, anche se quasi tutti nemmeno ci vedono. Ci scansano e vanno dritti attraverso le porte automatiche. Si sono alzati tutti. È tempo di andare.
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