Non iniziamo con i paragoni, con le classifiche degli album e degli artisti migliori degli ultimi, che so, 70 anni, per carità. Adoro Nick Hornby e compro puntualmente RollingStone per poter leggere le recensioni dei dischi e criticarle a prescindere (mi diverto con poco) ma non è questo lo spazio per la superclassifica. Ah, volevo soltanto precisare che di RollingStone leggo anche la versione Americana, quella senza i tre quarti di pubblicità alla Vanity Fair...Punto.
Dicevamo degli Smiths. Ho appena finito il pranzo della domenica dopo essermi alzato relativamente tardi dopo una serata passata a farmi pettinare i capelli dai Marshall de Il Teatro Degli Orrori. Se non avete mai visto un loro concerto...ANDATECI...al più presto: Capovilla è un poeta e dal vivo la commistione tra musica e presenza scenica vale il prezzo del biglietto. Andate da 'studiati' però, nel senso che i testi delle canzoni conviene saperli visto che ultimamente l'acustica di alcune strutture è pessima e le parole non sempre risultano comprensibili.
Mettendo a posto la tavola e cominciando a lavare i piatti, tengo in sottofondo l'Arena di Giletti...si, lo so. Me le cerco. Ma come si può criticare qualcosa o qualcuno senza dargli la possibilità di farti ricredere? Non si può, sarebbe sbagliato. Per questo, generosamente, permetto al suo argomentare superficiale e perbenista d'invadere per qualche attimo le mura di casa. Ma non resisto più di qualche minuto. Cerco random della musica nel computer e spunta una canzone: There is a light that never goes out. Di che anno sarà? '87? Aspettate, non me lo ricordo, vado a controllare.
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Ma che meraviglia: 1987! Vi assicuro che se avessi sbagliato anno ve l'avrei detto. La pausa di sopra mi è servita per andare su Wikipedia a cercare la data di pubblicazione: 1987, terzo album degli Smiths, The Queen Is Dead. Anche se poi il successo della canzone blablabla (vedetevi al storia on line).
A mio avviso questa canzone contiene la migliore dichiarazione d'amore di tutti i tempi:
"And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die
And if a ten-ton truck
Kills the both of us
To die by your side
Well, the pleasure - the privilege is mine"
Quest'estate, all'Auditorium di Roma, Morrissey s'è guardato bene dal cantare questa come altre canzoni molto famose ma (forse) troppo inflazionate del suo ex gruppo. Ci sono rimasto male, devo dire la verità. Anche se vederlo dal vivo è stato...come dire...storico? Non lo so, mi sembrava di esser tornato indietro di 20 anni: le persone venivano al concerto con i suoi fiori preferiti ('perché a lui piacciono') per lanciarglieli sul palco, parlavano della sua vita recente come se parlassero di un normalissimo amico, dei suoi gusti, di dove sarebbe andato a mangiare (è vegano...'Meat is murder') e di come, il giorno prima, l'avessero visto in un bar del centro a chiacchierare tranquillamente con le persone.
Inoltre avendo vissuto a Roma per parecchi anni è considerato un amico prima ancora che una star. Uno di casa. Fico.
Prima di ricominciare quello che ho interotto per scrivere il post, mi sa che mi prendo 5 minuti di pausa. Spengo le luci (Giletti l'ho spento da un pezzo!) e faccio partire la musica (un saluto ai vicini...)
Cosa c'è di meglio di una canzone degli Smiths?
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