domenica 30 dicembre 2012

Se ne dicon di parole....

Periodicamente ci chiediamo quanto siano rispettate le donne. Le nostre quanto quelle che abitano altri paesi.
La domanda, però, la voglio porre da un punto di vista diverso: non alla luce delle vicende degli ultimi giorni (un mix di tragedie da far parlare i talk show pomeridiani per i prossimi dieci anni) ma provando ad indossare i panni di 'chi' queste domande dovrebbe farle.
Provo a spiegarmi meglio e, soprattutto, proveo a non essere banale. Apprezzate almeno il tentativo.
I nostri Ministri, ovvero, i rappresentanti politici e istituzionali, il nostro biglietto da visita al mondo e il nostro, allo stesso tempo, capo e dipendente...sono in maggioranza uomini.
Uomini non molto colti e non tutti laureati. Spesso indagati o condannati. Molti di questi ideologicamente vicini a correnti di estrema destra (o se non estrema...di provenienza 'dubbia', mettiamola così).
Ma questo non c'azzecca molto, direte voi. Secondo me c'azzecca eccome. Continuiamo.
Molte delle 'poltrone' sono state assegnate a persone che hanno meritato (scusate il verbo) il loro posto grazie a favori sessuali, prestazioni particolari ad amici, parentele di lunga data con vecchi e polverosi protagonisti dell'Italia che fu.
Non è stato importante il titolo di studio finale quanto la capacità nella prova orale.
In tv quante sono quelle piazzate nei vari palinsesti dopo essere 'passate al controllo qualità'?
Come faccio a credere anche solo a uno di questi che mi dice che 'la donna è la figura intorno alla quale ruota la nostra società' quando subito dopo due culi intorno ai vent'anni si fanno la doccia in prima serata tra una notizia e l'altra?
Come posso credere che una ricercatrice laureata-specializzata-dottorata-tirocinata-sfruttata-cacciata (la fuga dei cervelli) sia il futuro se poi i quesiti maggiori girano intorno a una farfalla?
Non siete credibili!
La scomparsa di un personaggio importante unisce tutti sotto lo stesso coro di mediocrità e ipocrisia. Perché tanto la gente dimentica quanto detto in passato. Gli insulti. Le battute da bar.
Più facile è ricordare il rumore che il semplice suono.
Notizia di questi giorni è quella relativa ad una condanna a morte per blasfemia inflitta ad una donna convertitasi al cristianesimo: pare che alcune vicine di casa l'abbiano sentita parlar male di Maometto.
E noi? Noi che cosa abbiamo sentito?  E soprattutto: cos'altro siamo disposti a sentire?






giovedì 27 dicembre 2012

Il barista ideale

In quel di Torino, se da Largo Tirreno imboccate via Tripoli in breve arrivate in zona Santa Rita, una delle più 'chic' della città.
A ridosso della piazza, pochi metri dopo sulla destra della via, si trova uno storico caffè torinese, il Caffè '900.
Locale inizialmente rinomato per la qualità del caffè e per l'arredamento in perfetto stile sabaudo, negli anni '90 è divenuto il ritrovo dei discotecari tamarri (una specie molto molto molto in voga nella Torino di quegli anni, con evidenti strascichi umani sull'attuale periodo storico) che prima o dopo la serata si ritrovavano in questo bar molto 'fico', dove era 'fico' andare e dove se non andavi non eri un 'fico'.
Ah, questi giovani....
Oggi il bar rispecchia perfettamente la sua storia: sempre aperto, sempre molto frequentato, sempre con il solito arredamente sabaudo...a cui va aggiunto l'effetto di anni e anni di storia, ben visibili e mal portati.
Diciamo così, fate conto di avere un pezzo di arredamento molto ma molto antico, pregiato ma antico: se lucidato, l'oggetto in questione si ravviva ma non si trasforma in qualcosa di nuovo. Mi sembra ovvio. Sempre vecchio rimane (vi dicono niente i 'nuovi' Frecciarossa?).
Ecco, questo è, a mio parere, il Caffè '900 oggi.
Comunque...
Il 26 dicembre decido di farci un salto con un amico, per bere qualcosa e chiacchierare del Natale appena trascorso.
Entriamo e chiediamo: una birra (lui) un marocchino e un bicchiere d'acqua frizzante (io).
Il barista, identico spiccicato al comico romano Battista (w la rima), mi dice:"Che palle, tutti con sto marocchino!!! Non te lo faccio!" e sorride.  Ma un sorriso abbozzato, di quelli che vogliono fare i simpatici ma non ci riescono e, nonostante ciò, credono fortissimamente di esserlo.
Rispondo al sorriso con un sorriso, ma solo per cortesia: non è che bisogna sempre essere simpatici. Non avevo voglia di 'quell'umorismo', anche perché chi fa il simpatico in maniera arrogante mi sta proprio sul cazzo, come dicono a Oxford.
'Niente marocchino, una birra. E un'altra birra!' continua. Sorrido ancora.'No guardi, sono le 17:30 non mi va la birra. Se non vuole farmi il marocchino mi faccia un caffè'. E intanto mi viene un nervoso post natalizio senza precedenti.
Il sosia del comico si gira, a fare dei caffè e dice alla milfona bionda con chiare origini dell'Est Europa:"Tre birre ai ragazzi".
Starà scherzando. Dai Davide, non fare polemica. Male che vada ti porta il caffè. Bevi il caffè, non rispondere, siediti e fai due chiecchiere con Filippo.
Arriva la milfona:"Ecco ragazzi, sono per voi le 3 birre vero?".

Non ci credo. Sta succedendo davvero.

Spieghiamo alla Lady Gaga dei Carpazi che noi volevamo una birra e un marocchino con un bicchiere d'acqua frizzante.
Lei s'offende. Si, s'offende perché le birre le ha già aperte. Ci chiede cosa avessimo ordinato e ripetiamo: una birra una, un marocchino e un bicchiere d'acqua frizzante.
Lei lascia una birra sul tavolo e se ne va.
Passano 25 minuti circa e la mia richiesta non è stata nemmeno presa in considerazione.
Torno giù e chiedo cortesemtete il mio marocchino, ricevendo ancora un rimbrotto perché, a loro avviso, le 3 birre erano nostre.
Sbuffando mi arriva il marocchino: acqua sporca tiepida con del cacao in polvere buttato sopra.
Sembra una candid camera. 
Scendiamo a pagare.
Canticchiando, il simpatico umorista si sposta dietro la cassa: 8 euro e 50 centesimi.
Una birra e un marocchino con un bicchiere di acqua frizzante, dopo un'attesa di 30 minuti circa e numeri da cabaret degni del miglior Colorado datato 2012...8 euro e 50 centesimi.
Paghiamo. Che cosa fai? Storie? Polemizzi? Alzi la voce?
Evitiamo tutto questo.
Forse sbagliando, ma evitiamo.
Diciamo che era il 26 di dicembre, molti bar erano chiusi, per cui la festività può giustificare il sovrapprezzo.
Ma il teatrino no, dai. Non si fa. Anche perché se per sbaglio fossimo stati catapultati improvvsamente, che so, nel 1999...'minchia tipo, 'zzo fai porcoddisco? Sto cogliòooone oh, ammazzati tu e sta broda', con tanto di tazzina volante a ritmo di Gigi Dag!
Almeno mi sarei tolto la soddisfazione.
Tunz tunz tunz.

P.s.
A me l'espressione 'Lady Gaga dei Carpazi' mi ha fatto ridere fortissimo!  :)



























martedì 25 dicembre 2012

MI lasci pensare....

Sono circa 20 giorni che non aggiorno il blog con i miei pensieri.
Non che non ci abbia pensato. Tutt'altro.
Ho scritto alcune cose. Avevo intenzione di parlare di argomenti futili per ridere e, magari, far ridere. L'attualità ha inoltre, in questi ultimi tempi, regalato parecchi spunti, per cui era impossibile rimanere senza parole.
Eppure.
Esatto, eppure. 
Si, perché le cose che ho scritto e non pubblicato erano, come dire, prive di me. L'intenzione era raccontare cose. Cose mie. Cose reali capitatemi e pensieri. Come sempre, come le altre volte.
Ma non ero io.
Nel senso: vi capita ogni tanto di sentire di avere delle cose da dire, ma le cose da dire sono inferiori a quelle che si vorrebbero tenere per sé? Ecco.
La sensazione era quella di avere parecchio di cui parlare ma non avere voglia di farlo.
Che senso ha avere un blog in questo caso? Non ha senso. Non ha senso avere un blog se si passano fasi in cui le cose da dire non si vogliono dire.
Vero. Ma magari uno ha anche voglia di trattenerle per poterne parlare "veramente" in un momento successivo.
In questo periodo ho tanta voglia di leggere, imparare, guardarmi intorno e capire. Voglia di 'andare a scuola'.
E allora magari mi soffermo più su un concetto, unca canzone, un film, un animale. Una persona.
Inoltre siamo a Natale e Natale è il momento in cui il tempo va trascorso con le persone più importanti, a cui si tiene maggiormente, che magari vedi pochissimo durante il resto dell'anno e sei costretto ad approfittare di questa 'pausa' per poterti "mettere a paro" (un'espressione che usa sempre mia zia, scorrettissima ma molto efficace).
Voglio 'mettermi a paro', dunque, risparmiare parole e pensieri per poterli dedicare a pochi. E non a molti.
Anche se alla fine a quei molti il pensiero è comunque rivolto.
In un modo o nell'altro.




domenica 9 dicembre 2012

Paura e delirio in Italia


Immaginavo che potesse decidere di tornare a farsi vivo. Lo immaginavo, ma fondamentalmente speravo non accadesse. Era un po' una forma di superstizione al contrario che, ovviamente, non ha funzionato.
Tengo a precisare una cosa fondamentale: non è un post contro un uomo, un individuo, Berlusconi. No, si tratta di considerazioni contro quel tipo di politica, di vita, di scelte.
Abbiamo passato un ventennio di completo immobilismo: il nostro paese non si è evoluto in nessun modo, in questi ultimi anni (lo dicono i libri di storia). E non conta quanti telefonini di ultima generazione siano stati venduti.
Dati alla mano la disoccupazione è aumentata, lo sviluppo tecnologico (a parte qualche raro caso di eccellenza) ha subito una brusca frenata, la morale è stata soffocata a colpi di reality, la violenza è diventata il maggior veicolo per approcciarsi agli altri e la cultura è stata falcidiata con tagli indiscriminati che hanno colpito particolarmente il luogo da dove dovrebbe nascere e svilupparsi: la scuola.
Questo per fare gli esempi più immediati.
Non leggiamo, non c'informiamo a dovere nonostante la possibilità di farlo; usiamo gli smartphone per essere protagonisti sui social network, per fare foto di posti e cose da mostrare orgogliosi agli amici perché 'io ce l'ho', 'ci sono stato'.
Abbiamo patito un anno di tagli e sacrifici. Molti hanno accusato il colpo, ma non tutti. Perché, come diceva il Silvio lo scorso anno, 'i ristoranti sono pieni'.
Ed è vero.
Fateci caso: basta uscire il fine settimana, buttare un occhio ai weekend, guardare che tipo di telefono stringono in mano i ragazzi che s'incontrano in giro. Non si può andare contro l'evidenza. Le cose stanno così; che poi ci dicano e ci raccontino altro, questo sta a noi capirlo e verificarlo.
La fame vera, la crisi reale, quella che spinge centinaia di migliaia di persone in mezzo alle piazze nel giro di poche ore per qualcosa che non sia un flashmob (vedi Grecia e Spagna) da noi non si è ancora vista. Si, sicuramente la maggioranza dei cittadini è più accorta, forse ci pensa una volta in più prima di spendere.
Ma spende.
Adesso che Monti si è dimesso prepariamoci ad una campagna elettorale tra le più becere: ci diranno che la colpa della crisi 'non è nostra, ma loro', ci prometteranno mari ma non più Monti (banale eh?), diranno che nonostante le difficoltà ce la faremo. Non è vero. Non può essere. Come si può riavviare un paese fermo, immobile, dove per trovare un lavoro l'unica possiblità attuale è la raccomandazione? Come possiamo far partire lo sviluppo se le persone capaci le mandiamo all'estero perché troppo care e ci accontentiamo di una massa d'ignoranti alla guida perché sono lì da sempre/amici degli amici/eletti dal popolo?
Eletti da chi, scusate? Quando loro stessi definiscono una legge 'una porcata' perché non permette al cittadino di scegliere direttamente il proprio rappresentate. Che paese siamo? Anzi, che paese saremo? Se la persona che ha contribuito a questo sfacelo decide di 'scendere in campo' nuovamente partendo dal Milan. Si, perché questa è la considerazione che hanno di noi: italioti legati al pallone e ai fenomeni di massa. Pensateci. 
Se, in un momento storico così complicato, decidessi di riprendermi il posto che (per mia convinzione) m'appartiene potrei decidere di fare due cose: la più difficile o la più 'popolare'. E cosa c'è di più popolare del calcio? Quindi? Ancora questa è la concezione che hanno di noi. Di gente semplice, facile da 'stordire' e da tenere a bada.
Il giorno dopo l'annuncio di Berlusconi, per caso ero sintonizzato sulla radio a 'frequenza nazionale', con ospite/conduttore Bruno Vespa.
Vi sembra normale lasciare parlare in diretta per più di un minuto un ascoltatore dichiaratamente di centro-destra che incensa quanto fatto dal suo leader nonostante i patimenti, gli accanimenti della magistratura e della stampa, e la solita retorica sui comunisti (vi prego...i comunisti non si può sentire!!!!)?
Vi sembra normale che non sia stato interrotto se non da versi di assenso da parte dei conduttori che, successivamente, per smorzare un minimo il palese schierarsi politicamente abbiano evidenziato le leggere mancanze del Cavaliere?
Io non ci potevo credere: il padrone dice che torna e i servi subito chini al suo servizio. Ah, ovviamente gli stessi servi che, nei mesi precedenti, vista l'indecenza socio-politica del loro leader avevano rinnegato il suo operato discostandosi (chi più, chi meno) dalla linea adottata e pronti a ripartire dalle primarie, dal popolo sovrano.
Guardate Canale 5 e Rai 1 oggi: opinionisti, politici, conduttori: nessuno che dica come stanno le cose.
Parlano di crisi, di probabili errori, di difficoltà.
Nessuno che parli di vergogna, di minorenni, di sprechi, di mafia, di camorra, di rifiuti, di città terremotate dimenticate, di figuracce internazionali, di promesse non mantenute, di reati cancellati 'ad personam' che hanno contribuito al declino dell'Italia, di violenza, di carceri sovraffollate, di ambiente devastato.
Il problema è che non ci sono soluzioni. Sarò pessimista, ma non ne riesco a vedere.
La cosiddetta sinistra ha avuto la possibilità di svecchiarsi, di intraprendere una direzione del tutto nuova (giusta o sbagliata che sia) ma che cos'ha fatto? Si è affidata nuovamente ad un leader vecchio, più volte sconfitto in passato, inconcludente nel suo agire, pronto ad allearsi con chiunque gli convenga. Dov'è la novità? Se vincesse Bersani dovremmo prepararci ad altro immobilismo? Ma non è più il tempo di stare fermi. Si precipita, se non ci si muove.
Casini? Un cattolico opportunista pronto a svendersi al miglior offerente? Siamo sicuri che sia lui la soluzione? O Fini? Il moderato che quando c'era da menare...menava...mantenendo le mani pulite.
Potrebbe essere Grillo, il nuovo che avanza. Certo, la rete, la trasparenza, la modernità. Tutto giusto, tutto perfetto. Ma le persone da votare chi sarebbero? Il fornaio stanco delle tasse con nessuna esperienza amministrativa? O la casalinga frustrata pronta a rimettersi in gioco nei panni di sindaco? Non lo so. Basta con la vecchia politica, ma il mestiere bisogna comunque saperlo fare. Sono davvero demoralizzato. Preoccupato. Seriamente.
Non sembrano esserci soluzioni. Almeno nell'immediato. Prepariamoci alla qualunque. Sarà un inverno duro, dal quale usciremo con le ossa ancora più rotte.
Ma pensiamoci. Pensiamo a chi dovremmo affidare la risalita. La nostra risalita.
Discutiamo, parliamo, confrontiamoci con le persone. Ma con intelligenza, senza violenza verbale o agendo semplicemente tramite il classico sentito dire. Cerchiamo di essere sicuri di quello che sappiamo e di ciò che diciamo. Siamo noi la nostra unica salvezza.
Se dovessimo affondare...questa volta sarebbero gli altri a fotografarci con la nostra carcassa sullo sfondo.

sabato 8 dicembre 2012

Lenin...non Lennon!


'Please don't put your life in the hands of a rock and roll band' diceva, qualche tempo fa, uno che a John Lennon deve gran parte del suo successo.
Il ragionamento non fa uno piega: l'ossessione per il proprio idolo, che sia musicale o cinematografico o di qualunque tipo, non è mai cosa buona e giusta. Certo, può esserci una forte passione a fare da sfondo alle nostre giornate, questo si.
Ad esempio, se fossi nato in America forse avrei intrapreso la carriera part-time di 'sosia di Elvis', andando a suonare alle varie feste di paese. Sarebbe stato fico: ciuffo ben ingellato, acustica modello 'jumbo' di colore bianco e vestiti sbrilluccicanti da esibire sui palchetto delle sagre paesane del Tennessee.
Ma vuoi mettere?
Comunque, oggi sono 32 anni dalla scomparsa di John.
Più che per le cose che ha fatto, ogni tanto mi soffermo a pensare a cosa avrebbe fatto oggi. Del tipo: avrebbe riunito i Beatles per un album d'inediti? Sarebbe su Facebook? Inciderebbe un album di canzoni natalizie destinando i proventi a qualche associazione benefica? Cosa penserebbe della Tav e della guerra in 'Afanistan' (cit.)?.
Ahahahahahah...scusate, ma quando penso a questo paese non riesco a non pensare all'intervista di Sabrina Nobile de Le Iene a quel politico italiano che manco sapeva pronunciarne l'esatta dizione (figuriamoci scriverlo).
Riso amaro.
Secondo voi, allora? Andrebbe ospite il sabato sera su Canale 5 a raccontare che, ad esempio, 'Ringo ogni tanto non andava a tempo, Paul odiava le foto e George preferiva il sushi al cibo indiano'?
Non credo.
Ma non me lo vedo nemmeno a ripetere qualche nuovo 'bed-in' di protesta contro le guerre attuali.
Il suo essere innovativo già all'epoca forse avrebbe dato il via, oggi, a qualche nuova forma di comunicazione o di espressione, questo si.
So che può essere 'blasfemo' ma a livello d'impatto mediatico (e ribadisco, solo in questo senso) penso che un'attuale Lady Gaga potrebbe essere considerata una moderna Lennon, facendo le dovute proporzioni tra immagini (lei) e contenuti (lui).
Guardando Paul oggi, ovviamente, tutto questo ragionamento non può stare in piedi: un arzillo vecchietto dall'aspetto (chirurgico) super-giovane che pur di cantare sarebbe disposto ad esibirsi ovunque (vedi le ultime non esaltanti esibizioni Olimpiche) a prescindere dalla qualità della performance.
Nell'attesa di sentire in 'loop' la sua composizione natalizia più famosa, continuerò ad
 immaginarmelo in chiave moderna, ovviamente partendo sempre dai suoi libri di storia, diciamo così.
Ciao John. Ci tweetiamo più tardi.



P.s. Sicuramente avrebbe amato questo film alla follia :D



lunedì 3 dicembre 2012

Chi non muore si rivede


Leggevo da qualche parte che, nei periodi di crisi, quando media e politica concorrono tutti insieme nel creare una sorta di 'panico costante' nella popolazione (debito pubblico, guerra, bancarotta e aggiungeteci una qualunque notizia scritta su di un quotidiano da un paio d'anni a questa parte) il filone horror legato agli zombie è quello che 'tira' di più sul mercato. 
Pare, infatti, che la paura derivante da una situazione del tutto irrazionale e catastrofica (come ad esempio una sconosciuta epidemia che trasforma la quasi totalità della popolazione mondiale in creature prive di senno ma affamate di carne) attecchisca maggiormente nella psiche delle persone in questi particolari periodi storici dove ''del doman non v'è certezza''.
E dopo questa citazione posso chiudere il post. Arrivederci.

:)

Il 'must' del momento è la terza stagione di The Walking Dead.
Non preoccupatevi, non spoilero nulla.
Ucciderei personalmente a morsi (ovviamente) tutti quelli che, ogni volta, buttano lì delle anticipazioni sul serial televisivo. Lo so che nasce prima il fumetto, che la storia in tv non è del tutto fedele, che i puristi non apprezzano....lo so!
Ma sapete una cosa? CHISSENEFREGA!
Il genere zombie è il mio preferito. Ho una serie lunghissima di dvd, libri, fumetti (tiè!) e articoli vari relativi ai morti viventi.
Come non ricordo i testi delle canzoni purtroppo non ricordo, o faccio confusione, coi titoli delle innumerevoli pellicole uscite nel corso degli anni. Ma non è un problema particolarmente grave. Tra intenditori di zombie ci si capisce.
Si, perché sarà il mio lavoro o saranno i miei amici stravaganti ma conosco molte persone super appassionate del genere con le quali quasi quotidianamente ci si confronta.
Di che si parla? Beh, della serie tv, del suo protagonista Rick, del nuovo film di Brad Pitt che uscirà nel 2013 tratto dal secondo libro del figlio di Mel Brooks (World War Z) e di molto molto altro.
Ad esempio ho appena finito di leggere un libro intitolato 'Diario di un sopravvissuto agli zombie', un libro tratto da un blog realmente pubblicato bel 2007 da un soldato americano (J.L. Bourne) che, durante la sua attività di soldato, era solito annotare su di un taccuino lo scenario di guerra da lui vissuto ma con protagonisti gli zombie. Successivamente dalla carta si passò al web, dove l'accuratezza e il realismo dei racconti permisero al novello scrittore di ottenere un successo inatteso tra i seguaci del genere e non solo.
Il libro sembra un diario vero e proprio: molto accurato nella narrazione, realistico nel raccontare le difficoltà da lui vissute (si fa per dire) e nel descrivere il modo in cui cerca di sopravvivere in un mondo ormai devastato e invaso dai non morti.
Non sono pazzo. Nemmeno ossessionato. Solo molto appassionato. E un pochino fissato, d'accordo.
Ma tipo Resident Evil 6, il videogioco? No perché del film non parlo nemmeno: inguardabile (uff...quanto sono nerd).
Avendoli giocati tutti (ma dai?) posso dire che questo è il peggiore. La grafica è spettacolare, per carità, ma si perde la storia, l'azione, il brivido. Si perché anche gli zombie, sotto sotto, hanno un'anima, e in questo sesto capitolo della serie si è persa.
Adesso come faccio? Fino a febbraio, dico. A febbraio quando tornerà la seconda parte della terza stagione del telefilm.
Boh!
Posso ingannare l'attesa giocando (per l'ennesima volta) all'extra 'i mercenari' di Resident Evil 5. E poi? I libri sono usciti tutti, i film nuovi sono ancora in preparazione. Quelli vecchi li ho già visti mille volte.
E se, per caso, nei prossimi mesi l'economia mondiale si risollevasse? Che so, calasse lo spread, non ci fossero più guerre e 'scoppiasse' la pace mondiale, il lavoro non fosse più un problema, l'effetto serra svanisse, tutte le nazioni del mondo cominciassero ad occuparsi dei problemi legati all'ambiente? A questo punto la gente non avrebbe più motivo di avere paura; sarebbero tutti felici e tranquilli.
Questo vorrebbe dire niente più crisi, e niente più crisi automaticamente comporterebbe la cancellazione della seconda parte della terza stagione di The Walking Dead.
Certo, potrebbe essere, come no.
Ma come dice Rick, alla fine della seconda stagione...'questa non è più una democrazia'. 

domenica 2 dicembre 2012

Come suona, questa domenica.

Che cosa c'è di meglio di una canzone degli Smiths?
Non iniziamo con i paragoni, con le classifiche degli album e degli artisti migliori degli ultimi, che so, 70 anni, per carità. Adoro Nick Hornby e compro puntualmente RollingStone per poter leggere le recensioni dei dischi e criticarle a prescindere (mi diverto con poco) ma non è questo lo spazio per la superclassifica. Ah, volevo soltanto precisare che di RollingStone leggo anche la versione Americana, quella senza i tre quarti di pubblicità alla Vanity Fair...Punto.
Dicevamo degli Smiths. Ho appena finito il pranzo della domenica dopo essermi alzato relativamente tardi dopo una serata passata a farmi pettinare i capelli dai Marshall de Il Teatro Degli Orrori. Se non avete mai visto un loro concerto...ANDATECI...al più presto: Capovilla è un poeta e dal vivo la commistione tra musica e presenza scenica vale il prezzo del biglietto. Andate da 'studiati' però, nel senso che i testi delle canzoni conviene saperli visto che ultimamente l'acustica di alcune strutture è pessima e le parole non sempre risultano comprensibili.
Mettendo a posto la tavola e cominciando a lavare i piatti, tengo in sottofondo l'Arena di Giletti...si, lo so. Me le cerco. Ma come si può criticare qualcosa o qualcuno senza dargli la possibilità di farti ricredere? Non si può, sarebbe sbagliato. Per questo, generosamente, permetto al suo argomentare superficiale e perbenista d'invadere per qualche attimo le mura di casa. Ma non resisto più di qualche minuto. Cerco random della musica nel computer e spunta una canzone: There is a light that never goes out. Di che anno sarà? '87? Aspettate, non me lo ricordo, vado a controllare.

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Ma che meraviglia: 1987! Vi assicuro che se avessi sbagliato anno ve l'avrei detto. La pausa di sopra mi è servita per andare su Wikipedia a cercare la data di pubblicazione: 1987, terzo album degli Smiths, The Queen Is Dead. Anche se poi il successo della canzone blablabla (vedetevi al storia on line).
A mio avviso questa canzone contiene la migliore dichiarazione d'amore di tutti i tempi:

"And if a double-decker bus
Crashes into us
To die by your side
Is such a heavenly way to die
And if a ten-ton truck
Kills the both of us
To die by your side
Well, the pleasure - the privilege is mine"

Quest'estate, all'Auditorium di Roma, Morrissey s'è guardato bene dal cantare questa come altre canzoni molto famose ma (forse) troppo inflazionate del suo ex gruppo. Ci sono rimasto male, devo dire la verità. Anche se vederlo dal vivo è stato...come dire...storico? Non lo so, mi sembrava di esser tornato indietro di 20 anni: le persone venivano al concerto con i suoi fiori preferiti ('perché a lui piacciono') per lanciarglieli sul palco, parlavano della sua vita recente come se parlassero di un normalissimo amico, dei suoi gusti, di dove sarebbe andato a mangiare (è vegano...'Meat is murder') e di come, il giorno prima, l'avessero visto in un bar del centro a chiacchierare tranquillamente con le persone.
Inoltre avendo vissuto a Roma per parecchi anni è considerato un amico prima ancora che una star. Uno di casa. Fico.
Prima di ricominciare quello che ho interotto per scrivere il post, mi sa che mi prendo 5 minuti di pausa. Spengo le luci (Giletti l'ho spento da un pezzo!) e faccio partire la musica (un saluto ai vicini...)
Cosa c'è di meglio di una canzone degli Smiths?