domenica 28 ottobre 2012

Grazie...ne prendo due.


Ho un grosso problema con il vino. Si, è vero, devo ammettere che non riesco in nessun modo a risolvere la questione: parlarne mi crea sempre molto imbarazzo.
Davvero, non dico tanto per dire; ad oggi credo sia uno degli argomenti che affronto con con maggior difficoltà quando, al ristorante, mi si presenta il momento fatidico, il momento in cui arriva il cameriere e mi chiede: 'Insieme all'acqua porto anche qualcos'altro da bere? Del vino?'.
E puntualmente, la mia risposta è sempre la stessa, la stessa da circa 15 anni: 'Per me no, grazie. Non bevo vino, non mi piace'.


Silenzio.


Le balle di fieno dei film western magicamente compaiono e scorrono lente a pochi metri dal tavolo, con il loro fruscio che rimbomba all'interno della stanza e una specie di bolla d'aria che risucchia tutti i rumori del mondo. La sensazione di vuoto che ne deriva provoca il suono più assordante che possiate mai sentire.
Il cameriere mi guarda. Socchiude appena gli occhi. La sua bocca assume una smorfia tendente quasi al riprovevole e girandosi, dopo essersi garbatamente riappropriato dei menù, sussurrando appena si lascia sfuggire una parola semplice semplice: 'sfgt'.
No, non ho sbagliato a scrivere, è proprio questo che dicono seempre, sempre, sempre: 'sfgt'.
Una parola che, ovviamente, diluita in un parlato fluente e più colloquiale assume il significato che immagino abbiate intuito: sfigato.
Non voglio approfondire ulteriormente la questione, ma provate a pensarvi fuori a cena con una ragazza che conoscete da poco. Magari si tratta di una semplice cena, per l'appunto, e non volete succeda nulla di particolare. Magari, invece, è la donna della vostra vita o magari si tratta unicamente di un' amica verso la quale volete fare colpo perché particolarmente simpatica e volete, a tutti i costi, che lei abbia una buona impressione di voi.
'SFGT'.
Odio quando mi ritrovo in queste situazioni. Non so come comportarmi. Che cosa posso fare? Chiedere che mi portino una bottiglia del rosso più buono e tracannarlo senza prendere fiato? Ordinare le cinque bottiglie più costose e fingermi un enologo esperto ma in incognito? Oppure andare di caraffa colma di vino della casa e rischiare un coma etilico da trattoria?
Col cavolo. Non posso. E non mi va. E per un motivo del tutto normale: il vino non mi piace. Punto.
Che hai da guardare così? Sono strano? Ti sembro un alieno con sette braccia e una proboscide al posto del naso? Non mi pare ciccio, quindi è inutile che mi guardi così.
Questo è il monologo da film che parte nella mia testa. Ma solo lì, perché per il resto sprofondo lentamente nella sedia, vergognandomi un pochetto e sperando che la mia uscita non abbia ripercussioni sul resto della serata. Furbo eh?
Che poi, le due dita versate nel bicchiere per il brindisi o per la sorsata da 'compagnia', diciamo così, la faccio volentieri, non ho nessun problema. Non sto dicendo che il vino è la mia kriptonite.
Ma potete riempire il mio calice con una qualunque tipologia di succo d'uva ad alta gradazione alcolica che per me vale sempre lo stesso discorso, ovvero: si tratta sempre di una qualunque tipologia di succo d'uva ad alta gradazione alcolica.
Dai, avanti. Forza. Andiamo, che già li sento gli esperti del settore, enon parlo di chi, l'esperto, lo è di professione o per vera passione.
No, cari miei: parlo del vostro amico, del vicino di casa, di mister 'io di vini me ne intendo'. Si, proprio di lui, di quello che durante una cena prende la bottiglia e comincia la lezioncina da impartire ai commensali
Quello che 'ma scusa, da quando te ne intendi, tu?'.
Il tuttologo inizia lo show scandendo (lentamente e sottovoce) il nome impresso sull'etichetta, quasi a prendere tempo per permettere al suo cervello di recuperare, al più presto, la scheda riassuntiva della bottiglia che stringe nelle sue mani.
La guarda. La gira. La riguarda. Controlla la data. Mormora un 'ottima' a chi siede al suo fianco e comincia l'operazione di apertura.
Dopo aver lentamente estratto il tappo di sughero, emettendo un 'pop' molto leggero, e averlo annusato per poter dare il via 'olfattivo' al processo di valutazione, con una mano prende il calice nel quale versare poche gocce di vino da tenere in bocca il tempo necessario perché queste gli 'raccontino' la loro storia.
Inizialmente, dopo il primo sorso, il maître improvvisato non parla: mugola. Perché? Ma perché devi mugolare? È vino, non è fieno e tu non sei una mucca.
Ma andiamo avanti.
Dopo il siparietto iniziale riporta il bicchiere sotto il naso per annusarlo nuovamente, assaggiarlo una seconda volta, e cominciare lo show.
Lo spettacolino dura qualche minuto.
Se vi trovate al ristorante, potete sfoderare l'espressione del 'mi scusi, ma io sono qui per caso' al maître che, comunque, a questi specialisti della domenica ha già fatto il callo, e infatti l'ordine per il numero di bottiglie da servire al tavolo ( con tanto di 'complimenti, molto buono questo vinello' da parte del fine conoscitore) è già partito.
A casa, invece, le alternative sono molteplici perché nel frattempo, se conosci i tuoi polli, puoi:
Guardare il risultato della partita in diretta tv.
Controllare la cottura della pasta, se sei il padrone di casa, oppure controllare la cottura della pasta andando ad assaggiarla se sei ospite.
Controllare il telefono e magari pubblicare su qualche social network un resoconto del miracolo a cui state assistendo.
E per ultimo, non senza un briciolo di sadismo, potete mettere in atto la vostra personale vendetta nei confronti del mondo e di tutti quelli che hanno approfittato della vostra sincerità e della vostra buona fede.
Appena 'l'operazione vino' prende il via, avvicinatevi all'intenditore.
Lasciategli il tempo di vestire i panni del supereroe acclamato dalle folle per la sua abilità nel maneggiare il cavatappi.
Appoggiategli una mano sulla spalla e chinatevi leggermente verso di lui.
Sarà proprio nel momento in cui lo l'eno - Stanislavskyij del Monferrato assumerà la posizione tronfia del perfetto oratore, quando sta per preparare il discorso perfetto, proprio in quel momento lì...voi, con la massima naturalezza dell'universo, pochi istanti prima di abbandonare momentaneamente l'affollata scena del crimine, sussurrerete all'orecchio del vostro amico una parola semplice semplice, ma dall'intenso valore emotivo: 'sfgt'
Credetemi: non sarà necessario aggiungere altro.


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