Ho
un grosso problema con il vino. Si, è vero, devo ammettere che non
riesco in nessun modo a risolvere la questione: parlarne mi crea
sempre molto imbarazzo.
Davvero,
non dico tanto per dire; ad oggi credo sia uno degli argomenti che
affronto con con maggior difficoltà quando, al ristorante, mi si
presenta il momento fatidico, il momento in cui arriva il cameriere e
mi chiede: 'Insieme all'acqua porto anche qualcos'altro da bere? Del
vino?'.
E
puntualmente, la mia risposta è sempre la stessa, la stessa da circa
15 anni: 'Per me no, grazie. Non bevo vino, non mi piace'.
Silenzio.
Le
balle di fieno dei film western magicamente compaiono e scorrono
lente a pochi metri dal tavolo, con il loro fruscio che rimbomba
all'interno della stanza e una specie di bolla d'aria che risucchia
tutti i rumori del mondo. La sensazione di vuoto che ne deriva
provoca il suono più assordante che possiate mai sentire.
Il
cameriere mi guarda. Socchiude appena gli occhi. La sua bocca assume
una smorfia tendente quasi al riprovevole e girandosi, dopo essersi
garbatamente riappropriato dei menù, sussurrando appena si lascia
sfuggire una parola semplice semplice: 'sfgt'.
No,
non ho sbagliato a scrivere, è proprio questo che dicono seempre,
sempre, sempre: 'sfgt'.
Una
parola che, ovviamente, diluita in un parlato fluente e più
colloquiale assume il significato che immagino abbiate intuito:
sfigato.
Non
voglio approfondire ulteriormente la questione, ma provate a pensarvi
fuori a cena con una ragazza che conoscete da poco. Magari si tratta
di una semplice cena, per l'appunto, e non volete succeda nulla di
particolare. Magari, invece, è la donna della vostra vita o magari
si tratta unicamente di un' amica verso la quale volete fare colpo
perché particolarmente simpatica e volete, a tutti i costi, che lei
abbia una buona impressione di voi.
'SFGT'.
Odio
quando mi ritrovo in queste situazioni. Non so come comportarmi. Che
cosa posso fare? Chiedere che mi portino una bottiglia del rosso più
buono e tracannarlo senza prendere fiato? Ordinare le cinque
bottiglie più costose e fingermi un enologo esperto ma in incognito?
Oppure andare di caraffa colma di vino della casa e rischiare un coma
etilico da trattoria?
Col
cavolo. Non posso. E non mi va. E per un motivo del tutto normale: il
vino non mi piace. Punto.
Che
hai da guardare così? Sono strano? Ti sembro un alieno con sette
braccia e una proboscide al posto del naso? Non mi pare ciccio,
quindi è inutile che mi guardi così.
Questo
è il monologo da film che parte nella mia testa. Ma solo lì, perché
per il resto sprofondo lentamente nella sedia, vergognandomi un
pochetto e sperando che la mia uscita non abbia ripercussioni sul
resto della serata. Furbo eh?
Che
poi, le due dita versate nel bicchiere per il brindisi o per la
sorsata da 'compagnia', diciamo così, la faccio volentieri, non ho
nessun problema. Non sto dicendo che il vino è la mia kriptonite.
Ma
potete riempire il mio calice con una qualunque tipologia di succo
d'uva ad alta gradazione alcolica che per me vale sempre lo stesso
discorso, ovvero: si tratta sempre di una qualunque tipologia di
succo d'uva ad alta gradazione alcolica.
Dai,
avanti. Forza. Andiamo, che già li sento gli esperti del settore,
enon parlo di chi, l'esperto, lo è di professione o per vera
passione.
No,
cari miei: parlo del vostro amico, del vicino di casa, di mister 'io
di vini me ne intendo'. Si, proprio di lui, di quello che durante una
cena prende la bottiglia e comincia la lezioncina da impartire ai
commensali
Quello
che 'ma scusa, da quando te ne intendi, tu?'.
Il
tuttologo inizia lo show scandendo (lentamente e sottovoce) il nome
impresso sull'etichetta, quasi a prendere tempo per permettere al suo
cervello di recuperare, al più presto, la scheda riassuntiva della
bottiglia che stringe nelle sue mani.
La
guarda. La gira. La riguarda. Controlla la data. Mormora un 'ottima'
a chi siede al suo fianco e comincia l'operazione di apertura.
Dopo
aver lentamente estratto il tappo di sughero, emettendo un 'pop'
molto leggero, e averlo annusato per poter dare il via 'olfattivo' al
processo di valutazione, con una mano prende il calice nel quale
versare poche gocce di vino da tenere in bocca il tempo necessario
perché queste gli 'raccontino' la loro storia.
Inizialmente,
dopo il primo sorso, il maître
improvvisato non parla: mugola. Perché? Ma perché devi mugolare? È
vino, non è fieno e tu non sei una mucca.
Ma
andiamo avanti.
Dopo
il siparietto iniziale riporta il bicchiere sotto il naso per
annusarlo nuovamente, assaggiarlo una seconda volta, e cominciare lo
show.
Lo
spettacolino dura qualche minuto.
Se
vi trovate al ristorante, potete sfoderare l'espressione del 'mi
scusi, ma io sono qui per caso' al maître che, comunque, a
questi specialisti della domenica ha già fatto il callo, e infatti
l'ordine per il numero di bottiglie da servire al tavolo ( con tanto
di 'complimenti, molto buono questo vinello' da parte del fine
conoscitore) è già partito.
A
casa, invece, le alternative sono molteplici perché nel frattempo,
se conosci i tuoi polli, puoi:
Guardare
il risultato della partita in diretta tv.
Controllare
la cottura della pasta, se sei il padrone di casa, oppure controllare
la cottura della pasta andando ad assaggiarla se sei ospite.
Controllare
il telefono e magari pubblicare su qualche social network un
resoconto del miracolo a cui state assistendo.
E
per ultimo, non senza un briciolo di sadismo, potete mettere in atto
la vostra personale vendetta nei confronti del mondo e di tutti
quelli che hanno approfittato della vostra sincerità e della vostra
buona fede.
Appena
'l'operazione vino' prende il via, avvicinatevi all'intenditore.
Lasciategli
il tempo di vestire i panni del supereroe acclamato dalle folle per
la sua abilità nel maneggiare il cavatappi.
Appoggiategli
una mano sulla spalla e chinatevi leggermente verso di lui.
Sarà
proprio nel momento in cui lo l'eno - Stanislavskyij del Monferrato
assumerà la posizione tronfia del perfetto oratore, quando sta per
preparare il discorso perfetto, proprio in quel momento lì...voi,
con la massima naturalezza dell'universo, pochi istanti prima di
abbandonare momentaneamente l'affollata scena del crimine,
sussurrerete all'orecchio del vostro amico una parola semplice
semplice, ma dall'intenso valore emotivo: 'sfgt'
Credetemi:
non sarà necessario aggiungere altro.
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