A me qualche volta capita.
Beh, se poi con 'qualche volta' intendo
il primo giorno della settimana, che precede i successivi 'sovente,'
'spesso', 'sempre', 'ecco...lo sapevo', 'ma perché sempre a me?' e
ultimo il 'e che ca**o!'...eccovi spiegato il motivo di questo post.
Comunque non volevo buttarla sul
melodrammatico, assolutamente! Questa volta il mio tentativo di
capire la causa di certi avvenimenti è, in realtà, un finto
'provare a capire'.
Mi spiego meglio: vivendo nel mondo dei
frutti canditi spesso mi bastano piccolissime cose affinché la mia
giornata torni ad essere di un colore gradevole e non nera come
l'umore (umore nero, intendo).
In questi giorni, tante tesserine di un
immaginario (pronunciato nel modo in cui è scritto) puzzle volano
liberamente nell'aria per poi incastrarsi dolcemente tra di loro a
formare soggetti spesso diversi ma alquanto piacevoli.
Prima tesserina: l'autunno, quello
vero. I colori, l'odore dell'aria, le castagne ai piedi degli alberi
e ai bordi delle strade, la luce del sole e l'intensità del blu
della notte fanno da sfondo ad un cambiamento che non è solo
ambientale. Almeno, per quel mi riguarda. Molte cose e persone stanno
assumendo forme e ruoli differenti. Addirittura posso chiamarle con
nomi nuovi perché non sono più ciò che ero abituato a conoscere
fino ad oggi. Nel bene e nel male. E tutto questo trasformarsi
avviene mentre la natura cambia vestito e si prepara ad indossare
qualcosa di più caldo e confortevole.
Seconda tesserina: Torino. Non ci
venivo così spesso da tanto tempo. Mi manca. Mi manca sempre. Mi
piace sempre da morire. In questa stagione poi. Chi ci abita,
probabilmente, non riesce a vedere come cambia gradualmente. Invece
prendendola a piccoli morsi, come si farebbe con un croissant alla
marmellata buonissimo ma molto molto piccolo, il tutto si assapora
ancora di più.
Altra tesserina: la musica. Ecco, è in
questi casi che il motivo per cui accadono le cose non m'interessa.
Quando la colonna sonora delle giornate è perfetta per quello che
sta accadendo, ma perfetta non per scelta ma per puro (si pronuncia
'culo') caso, non ho bisogno di sapere. Mi basta sentire.
In questi giorni è uscito il nuovo lavoro dei
The Wallflowers. L'album è intitolato 'Glad all over'. Non l'ho
ancora ascoltato così tante volte da poter affermare se davvero mi
piace oppure no, ma sembra un buon disco.
Jacob Dylan è uno dei pochi figli
d'arte che ha saputo dire la sua, nonostante un'ombra perenne delle
dimensioni di un tale Bob. Certo, se veramente vuoi distaccarti dal lavoro di
tuo padre non mantieni il cognome fittizio e ti fai chiamare con
quello originale, ma io avrei fatto lo stesso. Anzi, forse peggio:
'piacere, sono Dylan Dylan, ma puoi chiamarmi Bob'. Per cui...
La canzone perfetta per questi giorni
non appartiene a quest'album, ma a quello del 1996 'Bringing Down The
Horse'. La traccia è la numero due: 6th Avenue Heartache.
Non so perché calzi particolarmente a
pennello per questi giorni, per questo periodo, per quello che sono
io attualmente.
Ma sapete una cosa? Questa è una di
quelle volte che scoprire il perché di una cosa non m'interessa.
Vi ho mai parlato di quelle situazioni
particolari in cui la musica pare essere la risposta perfetta a mille
domande che sembrano non averne nemmeno una?
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