Spostarsi il fine settimana: lo
sconsiglio a chiunque me lo chieda.
Certo, un qualsiasi giorno di agosto
non può essere minimamente paragonato ad un qualunque fine settimana
di ottobre, ma vi assicuro che le trappole si nascondono persino nei
più tranquilli giorni infrasettimanali di un tranquillo mese autunnale.
Negli ultimi anni la necessità
(lavorativa specialmente) e la facilità (per quantità di mezzi e
offerte) di spostarsi, in treno o aereo, hanno completamente
rivoluzionato il concetto di viaggio. Il mio soprattutto, perché
quando ero più giovane (si, parlo come mio nonno! Uccidetemi!) il
viaggio nel weekend lo vedevo come una sorta di 'lusso', diciamo così.
Al liceo, il sabato e la domenica,
andavi in montagna? O al mare? O in Francia? O comunque...'andavi'?
Cavoli, eri un fico! Non era semplicemente una questione di soldi (ma anche si),
quanto soltanto avere in testa 'l'idea di andare via'. Non ce
l'avevo. E ammiravo, invece, chi lo faceva. Sfigato? Si, un
pochino, può darsi.
Ora, invece, una qualsiasi città
europea può essere visitata in poco e con poco. Praticamente ciò
che prima era la scampagnata con i cugini con tanto di pasta al forno
preparata dalla mamma ora è diventato il weekend a Parigi. Non è
sbagliato, no? Ovviamente, senza pasta al forno.
Tutto questo per dire: non viaggiate la
domenica e, se proprio dovete, non fatelo in orari di punta.
Anche se pensate che gli orari di punta
non possano esistere nei periodi che non siano di
vacanza...sbagliate! Esistono invece! Sempre! E la cosa peggiore è
che la gente tutto questo lo ignora!
Ulteriori aggravanti? Vediamo: un treno
veloce che 'uuuuhh...ma quanto va veloce questo treeeenoooo!!!!' o
'vabbè, che vuoi che siano 15' di ritardo! Tanto va a 300 all'ora!', ad
esempio.
Oppure, in questo specifico caso, una
comitiva di tifosi. Non ultras sfegatati della curva, no. Più
semplicemente un gruppo numeroso di persone che, per il puro piacere
di seguire la propria squadra in trasferta, ha deciso di mettersi in
viaggio. Sapete, negli ultimi anni la necessità e la facilità di
trovare prezzi vantaggiosi...
Eviterò di scendere nei dettagli:
eviterò di dire quale sia la città di partenza, quella di arrivo,
quella in cui scenderò io, di quale squadra siano i tifosi e da dove
provengano.
Ma un aneddoto ve lo devo raccontare.
Nonostante il treno sia uno di quelli
super pubblicizzati con slogan quali 'un nuovo modo di viaggiare'
perché 'il futuro è oggi', beh...le toilette sono indisponibili. Il
fine settimana. In prima classe. Può capitare. Certo. Una volta, non
sovente. Ma sorvoliamo.
Un tifoso, ben vestito, abbronzato, con
rinomati marchi di vario genere presenti sull'etichetta di jeans, maglietta, felpa,
occhiali, scarpe e chincaglieria varia, attende il suo turno davanti
alla porta del bagno.
La luce rossa di entrambe le porte (per
chi non lo sapesse, ogni carrozza prevede due toilette) è rossa da
poco dopo la partenza. Sono passate circa due ore e due fermate. La
luce continua a rimanere rossa.
Inizialmente credo sia logico pensare
che qualcuno, ieri sera, abbia mangiato un po' pesante. Può
succedere. Non ve lo auguro.
O magari che in un momento di
distrazione qualcun'altro si sia 'imbucato' saltando il turno di
attesa. Può capitare, a meno che non passiate il tempo a fissare la
porta da due centimetri di distanza in attesa che si apra.
Ma dopo due ore, con qualche
passeggiata tra una carrozza e l'altra per ingannare l'attesa, il
tifoso è ancora lì.
Comincia a rumoreggiare. Si, esatto:
anche in quel senso lì. Commenta ad alta voce, per farsi sentire
dagli amici, il fatto che qualcuno si sia chiuso dentro e lui non
possa usufruire del servizio (versione edulcorata).
Passano i minuti. E devo andare in
bagno pure io. Mi sporgo e vedo che il segnale rimane su 'occupato' e
che il tizio continua a sostare lì davanti. Mi alzo. Guardo.
Attaccati ad
entrambe le porte ci sono due cartelli ben visibili con su scritto
'fuori servizio', ma il ragazzotto pare non abbia letto.
Continua a
lamentarsi. Si, esatto: anche in quel senso lì.
Passa un addetto alla pulizia del treno
che segnala l'indisponibilità dei bagni proprio nel momento in cui
la comitiva intona un paio di cori da stadio. Cori, diciamo così, molto 'regionali', per la precisione.
Ovviamente l'annuncio dell'addetto alle pulizie non viene nemmeno percepito come sottofondo, e il
tifoso torna davanti al bagno. Bestemmia. In dialetto. Gli amici lo
prendono in giro. E lui s'innervosisce ancora di più. Bestemmia. In
italiano, questa volta, magari prima non tutti avevano capito. Ma
nessuno lo ringrazia per questa cortesia.
Non voglio sapere come va a finire. Mi
alzo e mi sposto. Sono quasi arrivato.
Mi basta sapere che la 'giuventus fa
cagare come chilla bocchina e mammeta che s'è mmuorta indobbagno'.
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