mercoledì 10 ottobre 2012

Le parole. Il vento. La musica.

Mi piace condividere. Che siano oggetti, cibo, pensieri, opinioni...non importa la 'densità' dell'oggetto quanto la qualità e la voglia di renderlo comune. Se però devo scegliere tra le varie possibilità scelgo, senza dubbio, la musica. La musica è il regalo più bello che una persona possa farmi o che io possa fare a qualcuno (cari amici ricordatevelo alla prossima festività e, soprattutto, apprezzate ogni singola nota, please!).
Questa sera niente considerazioni, niente profondi viaggi nel vuoto: niente pippe mentali, insomma.  Solo un cenno al concerto di un artista che pensavo essere semi-sconosciuto ma, al contrario, alquanto noto data la coda di circa 45' per l'acquisto del biglietto.
La location, poi, è stata molto suggestiva: una chiesa. Una stanza non molto ampia, con quel classico riverbero dato quattro pareti piene di antichi affreschi, soffitti con intarsi particolarmente arzigogolati, colonnati e arcate ai lati  e con, al centro, un altare. Una chiesa, appunto.
Cioè, ogni volta che entro in una stanza che presenta la maggior parte delle caratteristiche sopra elencate immagino che abbia quel suono lì! Quello della messa della domenica mattina, mentre aspettavi di andare a giocare a pallone immediatamente dopo la funzione e, nella testa, il tempo veniva scandito da un'eco di parole incomprensibili, diverse ma tutte con lo stesso suono...ono...ono leggermente metallico.
L'uomo più alto sulla terra, The tallest man on hearth. Viene dalla Svezia.
Procedendo, come spesso mi capita, per luoghi comuni, ogni volta che penso ad un paese del Nord Europa penso (non necessariamente in quest'ordine) al freddo, alla neve, agli orsi polari, alla cioccolata calda e alle foreste. Soprattutto quest'ultime me le figuro piene di piante di un colore verde smeraldo, con alberi enormi che resistono al freddo e rimangono rigogliosi anche con il gelo. E in questa fitta boscaglia, dove un po' di neve a terra rimane sempre, immagino ci sia un po' di vento. Non ci sono rumori nel mio nordico immaginario, solo un leggero soffio d'aria che trascina nello spazio il suono della vegetazione e degli animali che ci abitano. Se dovessi descrivere a parole il suono di cui parlo...beh, non ci riuscirei. Sarebbe difficile. Anche se mentre ne scrivo lo posso quasi toccare, lo vedo questo suono, che si trascina sotto il sole tra gli alberi e le rocce, non riesco a trovare aggettivi adatti a renderlo immediato nella testa di chi mi ascolta. O di chi mi legge, in questo caso.
La cosa bella di questo mondo è che, a volte, capita che qualcuno ti aiuti a trovare parole che tu pensi di non avere:
"The Tallest Man on Earth- There's no leaving now".

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