Non sono un appassionato e nemmeno un tifoso. O meglio, sono un tifoso atipico.
Una squadra 'del cuore' ce l'ho, ma l'ultima partita per intero vista alla tv è stata la finale di Champions League del 2010.
Dopo: il nulla. Come la mia squadra, praticamente.
Non andavo allo stadio dalla fine degli anni '90 e lo scorso campionato sono tornato a vedere una partita in mezzo alla bolgia dei tifosi: si, nella curva della squadra avversaria però. Che vi devo dire? Il prezzo economico e la disponibilità limitata dei biglietti forniscono, spesso, forti motivazioni in tal senso.
Ve l'ho detto, sono un tifoso atipico. E anche questa cosa del fantacalcio l'ho da sempre presa a modo mio.
Avrò partecipato ad una decina di fanta-competizioni e il mio miglior piazzamento credo sia stato un secondo posto, a culo. Poi sempre ultimo o giù di lì.
Ma non m'importa. Sapete perché?
Perché le cose importanti del fantacalcio sono fondamentalmente due:
Numero uno: avere una scusa in più per sentire gli amici.
Con il fatto della formazione, del mercato, delle classifica...ogni scusa fantacalcistica è buona per mandarsi anche solo un messaggio. Pensate sia poco? Affatto! Un motivo in più per scambiare due chiacchiere o per ritrovarsi val bene la rottura di scatole, per un anomalo ultrà come me, di (almeno) informarsi su chi ha segnato a chi e quando.
Numero due: il giornale del lunedì mattina.
Ovviamente i voti, i gol e i commenti sono una scusa bella e buona.
Scusa di che?
Ma per prendersi un po' di tempo. Il primo giorno della settimana iniziare al bar, con un té caldo (visto che andiamo verso l'inverno) e 5 minuti di tranquillità...la meraviglia.
La meraviglia se avete 85 anni e siete in pensione. O se siete vecchi dentro. Come il sottoscritto.
E poi abitando in una città dove 'la squadra non si discute ma si ama' è sempre meglio farsi trovare preparati per un'eventuale discussione da bar: tanto alla fine tra moduli, mister, classifiche e cannonieri...basta buttarla in caciara per sfangarla. E magari fare anche bella figura.
Non me ne vogliano i tifosi veri, gli attaccati alla maglia, i 'fedelissimi'...di più non posso. Non ce la faccio.
Non se lo meritano.
Non loro, i tifosi. Ma i pallonari. Quelli che mentre prendono a calci il sistema pallone prendono noi per il culo.
Quelli che si ammazzano fuori dallo stadio per un pretesto sportivo. Quelli che oltre ad avere i milioni ne vogliono far altri corrompendo e 'corrompendosi'. O quelli degli scudetti sul campo e i vestiti di bianco.
Dai, non è fattibile.
Viviamo in un paese pieno di contraddizioni. Enormi contraddizioni. E il calcio ne ha mascherate parecchie e per molti anni. Adesso (da un po' di tempo, a dir la verità) non riesce più a mascherare nemmeno sé stesso. Ma la gente ci crede lo stesso. Ardentemente. Oltre la soglia della razionalità.
Non fa per me.
Io scelgo i giocatori in base al nome. Alla simpatia. Ai tatuaggi o perché sono antipatici.
Lo prendo per quello che è: un gioco.
E se mi va di guardare una partita guardo il calcio inglese (si, sono banale, lo so). Non che lì con le scommesse siano messi meglio, ma almeno i tifosi cantano fino al novantesimo anche in caso di sconfitta.
E non si ammazzano più, una volta finita la partita. O prima.
Capita. Ma è un caso eccezionale. Non la norma. Come qui.
Non siamo sportivi nella vita, figuriamoci nello sport.
Ed è triste, triste essere arrivati al punto di riporre speranze e soddisfazioni nel risultato della domenica.
Siamo sempre lì a tifare per uno piuttosto che per un altro. Lui contro di me. Io contro di lui.
Giocare per sconfiggere. Non per vincere o partecipare. Per sconfiggere.
Ci specchiamo nel pallone riflettendo un'immagine collettiva misera, povera e bisognosa di ritrovarsi.
Al di là della singola partita. Non solo la domenica. O nei posticipi.
Se con la parola 'cinema' avesse inteso 'il semplice vivere', avrei appoggiato appieno l'uscita di un noto presidente-tifoso: "andate a fare in culo...torno a fare il cinema".
Torniamoci.
Eh?
P.S.
Balotelli ti prendo e ti tengo in panchina. Te lo dico.
Ah, se avete voglia leggete qualche articolo pallonaro del giornalista Oliviero Beha. Ne vale la pena.
Tra libri e articoli di giornale vi permette di farvi un'idea generale di cosa sia davvero il calcio. In Italia.
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